Il 18 ottobre di quarant'anni fa viene stampato "Melancholia", nono album in studio dei genovesi Matia Bazar. Il disco contiene lo strepitoso successo "Ti sento", #1 in classifica in Italia, #2 in Olanda, che contribuisce a portare l'album al #4 in Olanda e al #23 in Svezia, e "Souvenir", lanciata al festival di Sanremo.
(disco completo qui: https://tinyurl.com/yzdphrcn)
Usciva quarant'anni fa "Melancholia", nono album dei Matia Bazar e primo con Sergio Cossu alla tastiera. Tra i (molti) pezzi pregiati di quest'album ci sono il successo sanremese "Souvenir", la hit internazionale "Ti Sento", e una varietá di suoni e atmosfere degni di una band matura e consapevole.
Dopo "Aristocratica", meraviglioso disco di transizione, i Matia Bazar, organizzati nella loro terza formazione (Sergio Cossu, turnista in "Aristocratica", prende posizione permanente alle tastiere al posto di Sabbione, affiancando i fondatori Golzi alla batteria, Marrale alla chitarra, Stellita al basso e ai testi e, ovviamente, Antonella Ruggiero alla voce), fanno un passo indietro rispetto alla sperimentazione dei loro primi anni '80, abbandonano buona parte delle bizzarrie, tanto sonore quanto visive, della loro prima "svolta", per attraccare nel lido sicuro di un pop a volte soffice, a volte energetico, ma sempre elegantissimo.
"Ti sento", tanto per cominciare, é forse il pezzo piú famoso dell'intera discografia della band genovese, un pop-rock quasi perfetto per ritmo coinvolgente, melodia indimenticabile e interpretazioni notevoli da parte della band tutta, con ovvia menzione per la voce di Ruggiero, potentissima e capace di funambolismi di rara difficoltá. L'altro pezzo forte, "Souvenir", é invece messa in chiusura: una ballata dalle atmosfere "vagamente retró" ma ben ancorata in una solida modernitá, soprattutto sonora. Tra questi due punti cardine, sul lato A troviamo la discreta "Via col vento" ma soprattutto i 9 minuti dell'uno-due costituito dal simil-tango "Cose" e dall'ariosa "Da qui a", due splendidi mid-tempo pop che stemperano le atmosfere epiche di "Ti sento" in un comfortevole viaggo di scoperta, tanto di sé quanto del mondo attorno; sul lato B invece ci sono le buone ballate "Fiumi di parole" e "Amami", e l'eccellente "Angelina", lento sinuoso e malinconico, per non dire disperato.
"Melancholia" fotografa una band in gran forma, piena di energie ed idee. Golzi e Cossu sono in stato di grazia ai rispettivi strumenti, la chitarra di Marrale é come sempre eccellente, anche quando va cercata con un orecchio piú attento; Stellita, a questo punto della storia della band, é fondamentale nella poetica della band: non sará stato Mogol, ma molto gli si avvicina, per la straordinaria combinazione di accessibilitá e profonditá dei testi. In un Paese in cui coniugare un respiro internazionale alla tensione verso la modernitá pare a volte un'autentica chimera, i Matia Bazar sono un esempio notevole di pop italiano capace di vendere in patria senza facilonerie, e capace di esportazione senza scadere nella macchietta
- Spartaco Ughi
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