domenica 18 maggio 2025

Hawkwind: "Warrior on the Edge of Time" (1975)

Esce il 9 maggio di cinquant'anni fa "Warrior on the Edge of Time", album degli Hawkwind. Si tratta del disco conclusivo della fase più progressive del complesso: Lemmy viene cacciato opportunisticamente dopo che le sue anfetamine sono scambiate per cocaina dalla polizia, il gruppo suona autoindulgente e un po' statico creativamente, nonostante gli apporti dello scrittore fantasy Michael Moorcock. Servirà il rientro di Robert Calvert per dare una scossa.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/48u3p9h8)

Dopo i buoni risultati di "Hallo of the Mountain Grill", che segnava il definitivo passaggio degli Hawkind dallo space rock psichedelico al progressive rock, il gruppo aggiunge al proprio organico il secondo batterista Alan Powell dopo che questi aveva temporaneamente sostituito un infermo Simon King. Per il nuovo ellepì si decide di chiedere anche la collaborazione dello scrittore fantasty e fantascientifico Michael Moorcock, già collaboratore del gruppo in "Space Ritual" e in diverse occasioni dal vivo; Moorcock fornisce idee e liriche basate sulla sua Saga del Campione Eterno (che vi consigliamo di recuperare: in Italia si può trovare attualmente edito il ciclo del Principe Corum che ne fa parte).

Il disco si apre alla grande con i dieci minuti di "Assault and Battery/The Golden Void", che, pur con le due batterie del veterano Simon King e del neofita Alan Powell sempre suggestivamente ispirate dal kraut rock, ricrea perfettamente lo spirito dello splendido album precedente, "Hall of the Mountain Grill", che segnava il definitivo passaggio dallo space rock psichedelico al progressive rock. Oltre al memorabile ritornello ('assault and battery to the human anatomy'), straziante ed epico il ralenti ritmico che introduce il favoloso assolo di tastiera di Simon House, prima del ritorno della voce del chitarrista Dave Brock, che condurrà con enfasi il pezzo al finale di sax di Nik Turner. Un brano pazzesco che vale da solo tutto il lato A ed è di gran lunga il momento migliore dell'album.

Gradevoli poi anche il brano semiacustico "The Demented Man" e la conclusiva "Kings of Speed", anche se il migliore degli altri brani rimane l'ottima "Dying Seas" del sassofonista Nik Turner, introdotta da una incalzante linea di basso di Lemmy.

Lasciano un po' perplessi invece la lunghezza di "Magnu" (otto minuti sono decisamente troppi) e di "Opa-Loka", cinque minuti di ossessività ritmica influenzati dal krautrock. Meglio lo strumentale "Spiral Galaxy 28948", del violinista-tastierista Simon House, che almeno costringe King e Powell a uscire dai loop ritmici di stampo kraut. Se però aggiungiamo anche i recitativi dell'incolpevole Michael Moorcock, declamati sopra a momenti percussivi di scarso interesse, ci troviamo di fronte almeno a un quarto d'ora di musica certo non brutta, ma superflua o inoffensiva, su un totale di 45 minuti; le poesie, poi, potevano funzionare in "Space Ritual", quando erano sparpagliate su due LP di lunghezza, mentre qui, con molto meno tempo a disposizione, danno l'impressione generale di una ricerca di riempitivi per aumentare la durata dell'ellepì. Da questo punto di vista, ben diversa sarà anche, un decennio dopo, la sorte dei due dischi realizzati con Moorcock sulla saga di Elric di Melnibonè ("the Chronicle of the Black Sword" e "Chronicles Live", entrambi del 1985), in cui il bilanciamento fra brani tematici e canzoni sarà decisamente più riuscito.

L'impressione che questa fase della carriera degli Hawkwind sia al termine non è campata in aria: il bassista Lemmy Kilmister, già insoddisfatto delle lungaggini tematiche dell'album e in rotta con alcuni compagni, viene brevemente arrestato per possesso di anfetamine nel maggio del 1975, e per proseguire il tour americano il gruppo recluta l'ex-chitarrista dei Pink Fairies, il canadese Paul Rudolph, licenziandolo. Lemmy finirà per fondare i Motorhead, nome tratto dall'ultima canzone scritta per il gruppo, lato B del singolo "Kings of Speed" che chiudeva l'ellepì. Nell'agosto del 1975, poi, rientra in formazione anche il poeta Robert Calvert, che segnerà la nuova fase del gruppo fino al 1979.

- Prog Fox

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