lunedì 18 dicembre 2023

Black Sabbath: "Sabbath Bloody Sabbath" (1973)

Usciva tra novembre e dicembre di cinquant'anni fa "Sabbath Bloody Sabbath", album dei Black Sabbath e uno dei loro massimi capolavori. Il riff finale del brano eponimo dell'album (in palm muting o stoppata che dir si voglia) è forse il momento in cui l'heavy metal si fa adulto e si affranca in un certo senso dall'hard rock. Un disco devastante in ogni suo brano, fatto di momenti straordinari che hanno segnato la storia del rock duro e del metallo pesante per decenni. L'ultimo capolavoro di Ozzy assieme ai Black Sabbath.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/6tt6xx2m)

Dopo avere realizzato il loro quarto album in studio e avere completato il tour per promuoverlo, i Black Sabbath si ritrovano a Los Angeles per lavorare sul prossimo album. Il periodo losangelino non è pero fruttuoso: il gruppo ha problemi di droga (cocaina, nel caso del chitarrista Toni Iommi, e chi sa cosa nel caso del cantante Ozzy Osbourne) e alcool (il bassista Geezer Butler e il batterista Bill Ward), e non riesce a combinare nulla. Temendo di essere finiti, cercano ispirazione in un castello inglese dove avevano già lavorato Led Zeppelin e Deep Purple. Ritrovata l'ispirazione grazie al demoniaco riff di quella che sarà la traccia eponima del nuovo disco, "Sabbath Bloody Sabbath", si recano presso i Morgan Studios nel settembre del 1973 per incidere l'album (mentre nello studio a fianco gli Yes lavorano a "Tales from Topographic Oceans").

Il brano eponimo, si è detto: uno dei più leggendari della carriera dei Sabbath, il pezzo è quintessenziale nello sviluppo dell'heavy metal. Il riff sismico di apertura, le improvvise aperture melodiche, la voce diabolica di Ozzy, il finale devastante in palm muting, il tutto è una cascata di metallo fuso che pone le basi per ogni possibile sviluppo del metal: accelerata, "Sabbath Bloody Sabbath" è la traccia guida del classico brano thrash metal; rallentata, lo è del classico brano doom.

Per quanto straordinario, un singolo capolavoro non rende un album perfetto, eppure nel prosieguo dello stesso non si può che meravigliarsi per la capacità del gruppo di rinnovarsi con un occhio alle evoluzioni soniche del coevo progressive e di innovare totalmente all'interno del genere che loro stessi avevano già fatto esplodere con il capolavoro "Paranoid" due anni prima, oltre che con tanti brani eccellenti nei due dischi successivi.

Dopo un'altra ordalia metallica come la malvagia "A National Acrobat", veniamo sorpresi dall'improvvisa apertura bucolica di "Fluff", sorta di dolcissima pausa semiacustica dal devastante urto sonoro evocato dal quartetto.

Chiude il lato A il supersonico blues radioattivo di "Sabbra Cadabra", ennesimo riferimento lirico al presunto satanismo della formazione (sappiamo in realtà che Geezer Butler, con Ozzy curatore della gran parte dei testi del gruppo, è un devoto cristiano), sul quale compare l'amico Rick Wakeman a piano e sintetizzatore, che beveva con i Sabbath nelle lunghe pause durante il lavoro al nuovo disco degli Yes.

I pezzi più interlocutori del disco compaiono a metà del lato B: "Who are you?", composta in gran parte da Ozzy al sintetizzatore moog, è un pezzo minaccioso e inquietante dominato dal suono ondulatorio delle tastiere, mentre "Looking for Today" è un hard rock solare, forse il meno heavy dell'album, con influenze folk rock nel suo ponte, mutuate dall'ammirazione e dalla precedente collaborazione di Iommi con i Jethro Tull, flauto traverso incluso. Danno comunque varietà e respiro all'album, pur risultandone i brani meno originali.

"Spiral Architect", posta in chiusura, è invece l'ennesimo pezzo fenomenale, uno dei migliori del lotto, caratterizzato da un appropriato crescendo musicale, inebriato di tutto: Ozzy ora sornione e provocatorio, ora riflessivo e melanconico, tra chitarre elettriche e archi che tracciano architetture sonore inusuali, degne dei voli pindarici di Randolph Carter nel misterioso Kadath, delle geometrie sghembe degli Antichi di Howard Phillips Lovecraft, senza mai perdere di vista la centralità delle melodie. Non a caso darà il nome a una delle più creative band di avantgarde-metal norvegese quasi trent'anni più tardi. "Spiral Architect" sugella definitivamente uno dei più grandi capolavori dell'heavy metal e uno dei massimi pinnacoli della carriera dei Black Sabbath, valore riconosciuto al disco da tutti e quattro i membri stessi.



Disco d'argento e #4 in classifica nel Regno Unito, #11 negli Stati Uniti, considerato da molti l'ultimo capolavoro del gruppo negli anni settanta, "Sabbath Bloody Sabbath" è semplicemente un disco fondamentale per la storia dell'heavy metal. Quello dal quale discende ogni altro album del genere, nessuno escluso.

- Prog Fox

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