giovedì 16 novembre 2023

Kinks: "Preservation Act 1" (1973)

Usciva cinquant'anni fa oggi "Preservation Act 1" dei britannici Kinks. Si tratta del disco che segna il tracollo commerciale di quello che fu uno dei grandi gruppi degli anni sessanta inglesi. Ciò nonostante, l'album resta validissimo e inaugura per il gruppo un'era di quattro concept album narrativi che, probabilmente a causa del continuo insuccesso, diverranno sempre più confusi col tempo.



(disco completo: https://tinyurl.com/5x9c598f

Dopo "Arthur", "Lola", "Percy" ed "Everybody's in Show-Biz", i Kinks sono ormai il principale gruppo inglese autore di concept album (con buona pace degli Who e prima dell'esplosione dei Pink Floyd). Con "Preservation Act 1", Ray Davies, cantante-chitarrista e principale autore del gruppo, decide di salire un gradino nell'elaborazione delle sue opere, curando in modo maggiore l'aspetto narrativo che non sempre era stato a fuoco nei suoi lavori precedenti.

"Preservation Act 1" vede il gruppo ritornare al mondo della "Village Green Preservation Society" introdotta nell'omonimo album del 1968. Questa volta, però, non c'è solo nostalgia nelle parole di Ray, ma c'è anche uno sguardo di totale pessimismo sul futuro: la storia del disco vede infatti l'arrivo nel villaggio del malvagio speculatore edilizio Mr. Brown, che alla fine dell'album prende il controllo della città e della nazione intera.

Naturalmente al centro di tutto devono stare le canzoni, e che canzoni! Dopo la malinconica introduzione di "Morning Song", arrivano la meditazione acustica di "Daylight" e l'eccellente, beateggiante "Sweet Lady Genevieve", quasi un brano perduto della fine degli anni sessanta, "Where are they now?" è l'ennesima meraviglia nostalgica di Ray, lo scherzo dolceamaro di "Sitting in the midday sun".

Questo approccio un po' datato alla musica, a partire dalla produzione (i suoni della batteria e delle chitarre, l'uso dell'organo), unito alla presenza di alcuni brani influenzati dal vaudeville e dal teatro musicale (come la peraltro eccellente, variegata, irresistibile "There's a change in the weather", oppure "Cricket"), portano a un crescente disinteresse nei confronti della band. Il disco non entra nemmeno nelle classifiche inglesi, e in quelle americane si ferma al 177° posto, non proprio un risultato memorabile per uno dei più importanti gruppi britannici degli anni sessanta.

Anche le accuse alla presenza di fiati e voci femminili sono discutibili, dato che è ormai da "Muswell Hillbillies" (1971) che i Kinks sono permanentemente affiancati dal sassofonista-clarinettista Alan Holmes e dal trombonista John Beecham (Laurie Brown sostituisce qui alla tromba Mike Cotton). Ma poi non mancano nemmeno i rocker, come "One of the Survivors", che sembra una outtake dei Rolling Stones, "Here comes flash" o la semiacustica "Money and Corruption" (utilizzata di recente da Anonymous durante uno dei loro hackeraggi).

Resta il fatto che il disco, per quanto non abbia nulla da invidiare alle loro opere precedenti, se non forse il fatto di non essere innovativo quanto i loro capolavori migliori, è un insuccesso commerciale assoluto (sebbene alla critica tutto sommato non dispiaccia). Il gruppo decide allora di intestardirsi sui concept album narrativi: seguono infatti uno scontato "Preservation Act 2 & 3" (beh, l'1 nel titolo del primo "Preservation Act" vorrà pure dire qualcosa), "A Soap Opera" e "Schoolboys in Disgrace", che continueranno a non mietere successo e diverranno sempre più confusi. Probabilmente, non è un azzardo dire che "Preservation Act 1" è l'ultimo grande album dei Kinks.

- Prog Fox



#kinks #raydavies (voce, chitarre & armonica) #davedavies (chitarre & voce) #johndalton (basso) #mickavory (batteria) #johngosling (tastiere) sezione fiati: #alanholmes (sax baritono, clarinetto), #lauriebrown (tromba, sax tenore & flauto traverso) & #johnbeecham (trombone, tuba, fiati); voci addizionali: #krysiakocjan, #leepavey, #lewisrich, #pamelatravis & #suebrown

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