giovedì 14 settembre 2023

Meat Loaf: "Bat Out of Hell II: Back into Hell" (1993)

Usciva trent'anni fa oggi "Bat Out of Hell II: Back into Hell", album e secondo capolavoro assoluto della carriera di Meat Loaf, qui accompagnato dal suo alter ego e nemico-amico di una vita Jim Steinman, che scrive tutti i brani del disco. Il carattere nostalgico dell'album, sequel del grande successo "Bat Out of Hell" del 1977, è evidente: riitorna Roy Bittan (E-Street Band) al pianoforte e alle tastiere, ritorna Todd Rundgren, non alla chitarra ma come corista e arrangiatore, ritornano gli amici Rory Dodd ed Ellen Foley alle voci. La sorpresa è Lorraine Crosby, con cui Meat Loaf duetta su "I'd do anything for love", ridotta da 12 a 7 minuti per il video e il singolo, primo posto in classifica in 28 paesi diversi, mentre l'album vende oltre 14 milioni di copie.



(disco completo: https://tinyurl.com/2uukvxkz)

Quando entrano in studio per registrare "Bat Out of Hell II: Back into Hell", seguito dell'album di enorme successo del 1977, il cantante Meat Loaf e il compositore Jim Steinman vengono derisi dall'industria musicale. Prima di tutto, sono passati quindici anni dal loro capolavoro e campione di vendite, e quindi a nessuno interessano due dinosauri che ormai si barcamenano fra album e progetti di dubbio successo (nonostante qualche buon risultato, si pensi a "Total Eclipse of the Heart", scritta da Steinman per Bonnie Tyler). Secondo, il progetto è un po' una sorta di disco maledetto, dato che era stato commissionato subito dopo il successo del disco originale, e dal 1978 era stato poi abbandonato, con sei delle canzoni previste per l'album comparse qui e lì nelle carriere di Meat Loaf e di Jim Steinman stessi.

I due nemici-amici, riunitisi e lasciatisi diverse volte, per una collaborazione fruttifera ma complicata sia prima sia dopo questo disco del 1993, non si perdono d'animo e cominciano reclutando come co-produttore e pianista Roy Bittan, membro della E-Street Band di Bruce Springsteen e figura di primo piano sia per la realizzazione di "Bat Out of Hell" sia per altri dischi, come "Making Movies" dei Dire Straits; poi, richiamando vecchi amici come Todd Rundgren, Ellen Foley e Rory Dodd (la voce maschile di "Total Eclispe of the Heart"). Anche gli altri musicisti che verranno coinvolti sono ovviamente di primissimo piano (Kenny Aronoff e Rick Marotta alla batteria, Pat Thrall e Eddie Martinez alle chitarre, Steve Buslowe al basso e via discorrendo).

Ma come sempre, quello che conta sopra a ogni cosa è la qualità delle canzoni, e Jim Steinman ovviamente si presenta all'appuntamento con un gruppetto di canzoni gargantuesche, adatte allo stile sopra le righe e al physique du role del nostro Marvin Lee Aday (alias Meat Loaf). Come sempre, l'ispirazione di Steinman pesca dal titanismo epico di Richard Wagner, dal rock operatico dei Queen, dall'epos in blue jeans e motocicletta di Bruce Springsteen. Non certo uno che si faccia dire cosa fare dalle case discografiche, Steinman aveva abbracciato l'idea di un seguito di "Bat Out of Hell" per continuare a esplorare la storia e le motivazioni di un tardo adolescente ribelle romantico, tanto diverso da quelli suoi contemporanei del punk, politicizzato o meno. Oggi le sue canzoni non sono più tardo adolescenziali, ma sono quelle di due quarantacinquenni che, alla soglia della mezz'età, guardano con nostalgia alla propria gioventù.

Due sono le canzoni simbolo del disco, e i punti più alti di questo: "I'd do anything for love (but I won't do that)", primo posto in classifica in ventotto paesi nonostante i sette minuti di durata (e, con "Bohemian Rhapsody" e "Innuendo" dei Queen, dimostrazione della capacità del pubblico di essere migliore di come lo si ritiene), anche se in realtà sull'album i minuti di durata sono ben dodici, e neanche un secondo ne sembra eccessivo. La canzone è una dichiarazione di amore per l'amore e per l'impegno che l'amore stesso richiede, richiamato più e più volte dalla co-protagonista del brano, la cantante Lorraine Crosby (da cui la ripetizione di Meat Loaf di 'I won't do that' al monito di Lorraine di non abbandonarsi all'entusiasmo dei primi momenti, quando l'amore porterà anche la noia e la tentazione nella vita di coppia), e vede Roy Bittan sugli scudi con la chitarra di Martinez e i cori epici arrangiati da Todd Rundgren.

L'altra canzone rappresentativa è certamente "Objects in the rear view mirror may appear closer than they are", il pezzo più importante narrativamente di tutto l'album, perché ripercorre l'adolescenza e la giovinezza del protagonista, del nostro eroe motociclista ribelle ritratto nelle copertine di Meat Loaf, alter ego di Jim Steinman e di Meat Loaf, con il primo che canta attraverso il secondo, il secondo che fa sue le parole del primo. Dolente e intenso, il brano insinua brividi sotto pelle per oltre dieci minuti, sempre che si abbia avuta mai quella sensibilità romantica e un po' tragica dell'adolescenza e che non ce la si sia dimenticati sotto uno strato di cinismo, o che non si sia stati sempre dei conformisti superficiali che vedono nello spleen solo depressione o una posa poco interessante.

Non mancano comunque altri brani di altissimo livello: "Rock and roll dreams come true", "It just won't quit", "Out of the frying pan", "Good girls go to Heaven (bad girls go everywhere)", cosicché l'ascolto dell'album per intero è davvero necessario per apprezzarlo compiutamente, e il suo valore nel complesso è superiore alla mera presenza di quei due capolavori sopracitati.

Chiaramente un disco così strabordante, lungo, caratterizzato dalle tipiche ripetizioni di parti modulari dei brani, quasi da serialismo, predilette da Steinman, non può né mettere d'accordo tutta la critica, né intrattenere convincentemente per tutti i suoi 75 minuti (praticamente la capacità massima di un cd all'epoca). Ciò non toglie che sia come un corpo unico, sia esaminandone esclusivamente le canzoni migliori, non si possa negare di trovarsi di fronte a un disco veramente eccezionale, forse il momento più alto della carriera di un interprete incredibile e del suo grande compagno di viaggio, probabilmente uno degli autori di canzoni più grandi del secondo Novecento.

- Prog Fox



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