lunedì 6 febbraio 2023

Vasco Rossi: "gli spari sopra" (1993)

Esce il 6 febbraio di trent'anni fa "Gli spari sopra", considerato da molti l'ultimo grande album di Vasco Rossi, grazie a un corpus di canzoni che comprende, oltre al brano eponimo del disco, cover di "Celebrate" degli irlandesi An Emotional Fish, brani come "Stupendo", "Vivere" e "Delusa".



(disco completo: https://tinyurl.com/zmfzecfr)

Diceva il compianto Richard Benson, alla domanda corsara posta dal solito provocatore: “…e i chitarristi di Vasco, come sono?”: “I chitarristi di Vasco sono sempre bravi”. Se c’è una verità “assoluta” in questa splendida e sibillina risposta, credo che l’album “Gli Spari Sopra” accolga le istanze di Benson.

Parto quindi dal chitarrista. Archiviata l’esperienza goliardica anni ’80 con la poco nota “Steve Rogers Band”, saltata alla ribalta solo per la fortunata “Alzati la gonna” – in linea con la filosofia del Kom, ma lontana anni luce dalle sensibilità contemporanee –, il grande chitarrista Maurizio Solieri riprende l’inossidabile collaborazione con Vasco per sfornare un grande disco rock, in linea con i tempi. Perché gli anni ’90 in Italia vedono una generosa produzione rock “Made in Italy” (Litfiba, Afterhours, Ritmo Tribale, CSI, etc …) e Vasco non può non essere uno dei capiscuola di questa tardiva rivoluzione italiana.

Mentre negli States il Grunge governa incontrastato con anarchica indifferenza per il futuro ed in UK il britpop stava ancora attaccato al latte degli Stone Roses (parentesi troppo breve ahimè!), l’Italia scopre le chitarre elettriche dopo dieci anni di incessante servizio oltralpe. Si diranno ora alcuni fatti per allontanare il campo da ogni critica: ammetto che l’Italia sconta per tradizione, cultura, politica e provincialismo un duro esilio rispetto al mondo esterno, ma quando riesce a recepire – anche in ritardo – gli echi lontani della “Weltanschauung” riesce sempre ad interpretarla in modo originale e perfino rivoluzionario.

Così è alla fine “Gli Spari Sopra”, un perfetto disco montato per i futuri live del Blasco nazionale.

Un’occasione ben sfruttata per uscire dall’intimismo scomodo degli anni ’80, divisi fra pop e crisi, in cui certamente Vasco si muove con scomoda audacia, un elefante in una cristalleria. “Gli Spari Sopra” aprono le danze ad un glorioso periodo per il Nostro: ben 44 date live (record personale), in cui può divertirsi con il suo nuovo popolo di adepti, più setta che fan, che lo idolatrano fino all’età pensionabile ed oltre. Vasco crea un album con alchimie perfette per lo spirito del tempo e con “Gli Spari Sopra” esce dai bar (Roxy) per entrare di diritto negli stadi. La title track oggi suona ingenua, quasi grillina, con la sua morale bassa sui “poteri forti”, messi in scacco da quelli che sono i puri, ovvero il popolino ignorante ma senza macchia. Forse però va riletta seguendo la filosofia del tempo; “Gli Spari Sopra” è un brano che va al cuore della musica di allora, contro produttori musicali e pennivendoli sanremesi, che si auguravano la fine di Vasco prima degli ’80. Invece il Kom è ancora in trincea e, come nel video del brano, esce da un’Alcatraz culturale per sfidare elicotteri di critici pronti a criticare le successive mosse. E poco importa che abbia una nuova iconica bandana, eredità di unAxl Rose sfiancato oppure per coprire una calvizie incipiente, magari usata per continuare la strada abusata del rocker de noantri (chiodo incluso).

Il disco continua tra rivelazioni intimistiche e grandi pezzi rock, forse poco pubblicizzati dopo l’ascesa del Nostro nei suddetti stadi. Ma quello che vogliamo raccontare è la pericolosa crisi di mezza età che si traduce in brani invecchiati molto male. In primo luogo, “Delusa”, critica diretta alla trasmissione “Non è la Rai” di Gianni Boncompagni. Vasco nel suo “talking rock” (qui ancora sopportabile, senza troppe pause sospiranti) immagina una conversazione con una delle minorenni ballerine dell’omonimo programma, criticando sì le scelte di vita, ma sotto–sotto approvando la mise della giovane e le sue mosse sexy. Sottile critica al sistema oppure inizio di quella discesa del Nostro verso quel voyeurismo di mezza età che contraddistingue la sua produzione futura. Banale, ma: ai posteri l’ardua sentenza.

Se vogliamo essere proprio cattivi, il culmine però della critica deve andare al brano “Gabry”, irripetibile per situazioni che oggi non possiamo che definire “cringe”. “Tu hai sedici anni ed io…”: non abbiamo risposta, ma le cronache confermano che Vasco ebbe una relazione con la sedicenne Maria Gabriella Sturani nel 1983 (lui ne aveva 31) e perfino un figlio da quella relazione riconosciuto molti anni dopo. Abbandonata per la gravidanza (indesiderata, ma da lui), la povera Gabry ha in seguito rivendicato con orgoglio la sua spavalda intraprendenza ed il suo amore per il Vasco, forse troppo presto considerati i tempi moderni (l’intervista è del 2013). Ed è per questo che oggi suona così inopportuna e stonata questa canzone, antesignana di “Quanti anni hai” o “Rewind”.

E mi sembra strano, perché pare che per il Kom non valgano quelle regole retroattive che colpiscono tutti gli uomini di spettacolo, quei “predatori” – chiamati così oggi –, che hanno avuto relazioni con minorenni in quegli “anni folli”, in cui tutto era permesso. Rispondo come direbbe oggi il Vasco con un sospiro: mah.

Chiudiamo però con una nota positiva. “Gli Spari Sopra” è un album musicalmente eccellente, bello e potente. Ha la forza di un Vasco ancora in forma, prima del suo accartocciamento verso forme di rock solo parlate e non veramente musicate. I testi però sono maledettamente datati e subiscono eccessivamente il tempo passato; la colpa non è tutta di Vasco, ma è chiara la sua necessità di esprimere quella crisi di mezza età che tutti gli uomini vogliono portare fuori, arrivati al dunque.

Non si è comprato una macchina sportiva: vantaggio innegabile per il pubblico dell’epoca. Svantaggio per il pubblico di oggi: non ha mai smesso di scrivere testi del genere.

- Agent Smith

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