lunedì 30 gennaio 2023

Franco Battiato: "Pollution" (1973)

Esce nel gennaio di cinquant'anni fa "Pollution", secondo album di Franco Battiato e probabilmente il migliore del suo periodo sperimentale. Capace di fondere psichedelia, avanguardia e influenze di Pink Floyd e krautrock in forma squisitamente originale senza perdere di vista una certa accessibilità, resta un picco del catalogo del musicista catanese, apprezzato da colleghi oltremanica come Julian Cope e oltreoceano come Frank Zappa. Da riscoprire.



(disco completo: https://tinyurl.com/396nr6xa)

Dopo i buoni risultati artistici e di critica dell'esordio su LP "Fetus", Franco Battiato si dedica alla realizzazione del suo secondo disco, sempre per l'etichetta indipendente italiana CRAMPS. Il percorso musicale non si discosta esageratamente da quello inaugurato sull'album precedente, ma questa volta la padronanza dei propri mezzi fa sì che il cantautore e musicista siciliano realizzi un prodotto molto più compiuto e musicalmente più compatto e meno slegato, anche per la presenza di una solida formazione composta dal chitarrista Mario Ellepi, dal bassista Gianni Mocchetti, dal batterista Giancarlo d'Adda e da Roberto Cacciapaglia ai sintetizzatori e al pianoforte.

Dopo una introduzione parlata, Battiato si lancia in una originale reinterpretazione del progressive del tempo che fonde il krautrock e le fantasie lisergiche dei Pink Floyd psichedelici e degli Hawkwind, che trova il suo picco nell'inversione spaziotemporale di "Areknames" (testo al contrario, con il titolo che significa 'se mancherà'), illuminata dalla chitarra di Ellepi.

Dopo il rock di "Areknames" troviamo i sintetizzatori impazziti di "Beta", che lanciano uno strumentale pinkfloydiano fortemente influenzato dalle suite di "Atom Heart Mother" e "Meddle", ma il cui uso delle voci femminili ricorda anche "Islands" dei King Crimson.

Sull'ottimo lato B, influenze raga e world music spruzzate su "Plancton" ricordano Ash Ra Tempel, Jade Warrior e i brani semiacustici di "In search of space" degli Hawkwind, prima di tramutarsi inaspettatamente in una tarantella elettronica. Segue "Pollution", che mescola musica per sintetizzatori, cantautorato dalle influenze quasi bossa nova, testi di idraulica e assoli di chitarra trattata.

Il disco si conclude con le calde lacrime di Battiato di "Ti sei mai chiesto quale funzione hai?" su archi e cori manipolati elettronicamente (qualcuno dice ispirati al finale di "Lass Furstin lass noch einen Strahl" di JS Bach).

Secondo frutto della inesauribile ispirazione di uno dei più influenti musicisti italiani del secondo Novecento, "Pollution" piacerà soprattutto agli esploratori delle musiche più alternative degli anni settanta. Non è assolutamente un disco prog rock sinfonico o classicheggiante: per poterlo apprezzare ci vuole una mente aperta ai corrieri cosmici tedeschi, ai primi album di Pink Floyd, Soft Machine e Hawkwind, o ai dischi di artisti italiani come Claudio Rocchi e Juri Camisasca.

- Prog Fox

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...