Usciva l'11 febbraio di cinquant'anni fa "Tyranny and Mutation", secondo album degli hard rocker americani Blue Oyster Cult, protagonisti di una personale, sarcastica e orror-parodistica versione dell'heavy metal settantiano. Il disco rappresenta l'album più heavy della loro carriera, un esercizio di stile accelerato, incalzante e rabbioso che all'epoca ha pochi eguali sia nella qualità sia nella quantità della sua pesantezza.
(disco completo qui: https://tinyurl.com/2p9dafks
Archiviato l'esordio eponimo, il quintetto newyorkese è pronto a indurire ancora di più il proprio suono, in un contesto in cui le nuove leve dell'hard rock americano sono pronte a darsi battaglia per il predominio sul pubblico metallaro - i rivali sono Aerosmith e Kiss, oltre ai canadesi Rush e Bachman Turner Overdrive ma ognuno di questi gruppi si rivolgeva ad ambiti essenzialmente diversi. Purtroppo per il Culto, il loro era l'ambito significativamente più ridotto. Il loro secondo album, "Tyranny and Mutation", raggiunge solo il #122 in classifica.
Non è un caso che a firmare tutti i brani (tranne uno) sia la sezione ritmica formata dai fratelli Albert e Joe Bouchard (rispettivamente batteria e basso): dal punto di vista melodico e armonico le canzoni sono più essenziali rispetto all'album d'esordio, perfino prive di ritornelli memorabili; ma quello che passa in primo piano sono le esibizioni fulminanti e granitiche degli strumentisti, tra le più eclettiche, elaborate e ispirate del rock duro dell'epoca, che trasportano i pezzi ben oltre la classica struttura strofa/ritornello (anticipando di diversi anni strutture elaborate da Iron Maiden e thrash metaller degli ottanta). I devastanti sette minuti di "7 Screaming Diz-Busters" ne sono uno degli esempi più luminosi.
Ai fratelli Bouchard si affiancano talvolta nella scrittura Eric Bloom, principale cantante del gruppo, o Donald Roeser (anche noto con l'alias di Buck Dharma), principale solista alla sei corde. Completa il gruppo Allen Lanier, polistrumentista che si esibisce a chitarre, pianoforte e organo. Ai testi il gruppo si fa aiutare dai loro scopritori e manager Sandy Pearlman e Richard Meltzer, che ne indirizzano i temi orrorifici e inquietanti che caratterizzano la produzione del Culto dell'Ostrica.
Per tutto il lato A non c'è un solo momento di respiro. "The Red & the Black" è la riscrittura heavy di "I'm on the lamb but I ain't no sheep" dal disco d'esordio, con una prestazione incendiaria della sezione ritmica che riesce quasi a occultarne la struttura armonica country blues. Il blues rocker "O.D.'d On Life Itself", sebbene si apra in modo discreto, sembra qualcosa che potrebbero fare meglio gli Aerosmith, e si illumina solo quando si mette in primo piano il genio chitarristico di Roeser, che, ben supportato dalle ritmiche di Bloom e Lanier, si trasforma in una festa delle sei corde.
Il passo rallenta progressivamente solo sul lato B, con "Baby Ice Dog" ma soprattutto "Wings Wetted Down", che mescola un riff sabbathiano con le meditabonde ruminazioni, favorite dal piano di Lanier, che col tempo diverranno marchio di fabbrica del gruppo.
"Teen Archer", unico brano la cui scrittura non è curata dai fratelli Bouchard, ma esclusivamente da Eric Bloom e Donald Roeser, non si discosta dallo stile prevalente dell'album, con un gradino in meno di furia e uno in più di sofisticazione, anche grazie all'uso misurato e intelligente delle tastiere da parte di Lanier. "Mistress of the Salmon Salt" conclude il disco con il pezzo più sarcastico del lotto, anche se ciò che il gruppo voleva dire è ormai in buona parte detto.
Per almeno una facciata e mezza, "Tyranny and Mutation" è un classico dell'heavy metal anni settantiano: un esercizio di stile rabbioso che nel 1973 ha pochi eguali nel mondo del rock duro, e che gioca un ruolo fondamentale nella sequenza decennale di album memorabili che renderà i Blue Oyster Cult uno dei gruppi hard rock più importanti di sempre.
- Prog Fox
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