domenica 27 novembre 2022

Uriah Heep: "The Magician's Birthday" (1972)

Usciva nel novembre di cinquant'anni fa "The Magician's Birthday", quinto album e uno dei migliori dischi del gruppo hard rock britannico degli Uriah Heep. Seguito ideale di "Demons and Wizards", è illuminato da una epica fantasy progressive che la critica derubricò e spesso derubrica tutt'ora a musica da riviste pulp o da appassionati di Dungeons & Dragons. Risulta invece evidente dall'ascolto di un album come questo quanto il gruppo fu influente sullo sviluppo di power, epic & prog metal e quanto fossero validi i suoi musicisti.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/5n9yxr93)

Dopo il buon esito artistico e commerciale di "Demons and Wizards", pubblicato appena sei mesi prima, nel novembre del 1972 gli hard rocker britannici Uriah Heep pubblicano il loro quinto album "The Magician's Birthday", primo a essere interamente registrato col nuovo bassista Gary Thain (che era subentrato all'amico Mark Clarke durante le registrazioni del precedente). Thain completa quella che sarà la formazione più nota del quintetto, con il cantante David Byron, il chitarrista Mick Box, il batterista Lee Kerslake e l'organista Ken Hensley.

Poiché "Demons and Wizards", in un'epoca in cui proliferavano i concept album, era stato male interpretato come un concept fantastico, il gruppo decide di giocare su quel fraintendimento per realizzare un finto seguito che continua la storia dello stregone uccisore di demoni, più che altro nella traccia eponima dell'album e nella realizzazione artistica a cura di Roger Dean, noto soprattutto come disegnatore delle copertine e del logo degli Yes.

I cori epici e l'organo di Hensley dell'apertura della deep-purpliana "Sunrise", divenuta immediatamente un classico del gruppo, consentono al cantante David Byron di mettere in mostra le sue eccezionali corde vocali e il suo potente vibrato. L'altro pezzo entrato nella storia degli Uriah Heep è l'hard prog a tinte boogie "Sweet Lorraine", che oltre a una strofa indimenticabile brilla per una sezione centrale di sintetizzatore degna dei Genesis.

"Spider Woman" è una imitazione più debole dello stile dei Deep Purple, mentre assai meglio fa la semiacustica "Blind Eye", una cavalcata in cui la ritmica anapestica di Kerslake e la chitarra solista raddoppiata di Box anticipano analoghe strutture compositive di Thin Lizzy, Kansas e Iron Maiden. Nella trasognata "Echoes in the Dark" troviamo non a caso riferimenti musicali ai Pink Floyd, a partire dall'imitazione dello stile di Gilmour da parte di Box. Merita un apprezzamento anche la malinconica ballata pianistica "Rain", e a completare il disco troviamo anche una eccellente ballata rock a tinte progressive come "Tales".

Il tema fantasy domina principalmente i dieci minuti di "The Magician's Birthday", incendiaria, vulcanica cavalcata hard prog che mette in mostra tutte le qualità della formazione. Dalla batteria pirotecnica di Kerslake, uno dei batteristi più sconosciuti fra quelli che hanno fatto la storia del rock duro, anche grazie al proprio lavoro con Ozzy Osbourne negli anni ottanta, al lungo, aggressivo, distruttivo assolo di Mick Box, passando per l'autoironia del kazoo di Hensley, il brano eponimo dell'album ne rappresenta anche il culmine creativo ed emotivo, toccando uno spettro di emozioni che vanno dall'entusiasmo infantile del compleanno del mago al terrore notturno che evoca demoni e stregoni, e pone fine a un disco di assoluto valore.

Considerati un po' l'anello più debole del quadrilatero magico dell'hard rock/heavy metal britannico a cavallo fra sessanta e settanta, rispetto a Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath, gli Uriah Heep rimangono un filo sotto compositivamente, creativamente e tecnicamente, ma solo il fatto che vengano loro paragonati è testimonianza del loro valore.

A questo punto della loro carriera, gli Heep mostrano ormai una notevole maturazione rispetto agli incerti esordi, una ottima versatilità e, soprattutto, la capacità di realizzare dischi in cui l'entusiasmo e l'energia non sono secondi a nessuno. Forse inferiore al precedente "Demons and Wizards", "The Magician's Birthday" resta una delle loro opere più riuscite e merita un ascolto e un posto nell'evoluzione del rock pesante di Oltremanica e non solo.

- Prog Fox

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