giovedì 24 novembre 2022

Hawkwind: "Doremi Fasol Latido" (1972)

Usciva il 24 novembre di cinquant'anni fa "Doremi Fasol Latido", terzo album degli space rocker psichedelici inglesi Hawkwind. Raggiungono la ciurma psicospaziale il bassista e cantante Lemmy Kilmister (proprio il futuro leader dei Motorhead) e il batterista Simon King, che contribuiranno a realizzare il suono classico della prima era della formazione. Le influenze krautrock rimangono maggiormente sullo sfondo mentre Dave Brock e Nik Turner evolvono come autori emergendo sempre più dalle nebbie cosmiche dei primi dischi.



(disco con tracce bonus: https://tinyurl.com/b2rjduz3)

Terzo album e terza formazione per gli Hawkwind, che con i Soft Machine e i Pink Floyd costituivano il triangolo magico dell'underground psichedelico britannico. Con i Soft Machine prigionieri del cerebralismo jazz rock di Mike Ratledge e i Pink Floyd proiettati verso il progressive rock sinfonico-tecnologico di "Dark Side of the Moon" e "Wish you were here", gli Hawkwind rimangono la più importante band psichedelica britannica, e testimoniano il proprio ruolo con "Doremi Fasol Latido".

Fuoriescono dal gruppo il bassista Dave Anderson e il batterista Terry Ollis, sostituiti da due personaggi che saranno fondamentali per il gruppo: il primo è il nuovo batterista Simon King, maestro di una ritmica quadrata e intensa, il più importante percussionista che gli Hawkwind avranno in 40 anni di carriera, uno che ha suonato brani fondamentali per Brian Eno nel suo primo disco solista; il secondo è uno dei personaggi più iconici del rock duro, il gallese Ian Kilmister, meglio noto come Lemmy, bassista, cantante, fondatore e leader dei Motorhead a partire dal 1977. Il gruppo raggiunge così la sua configurazione più famosa, con King e Lemmy che si aggiungono al chitarrista-cantante Dave Brock e al fiatista-cantante Nik Turner e a tastieristi Del Dettmar, anche co-produttore, e 'Dik' Mik Davies.

Nik Turner firma gli undici minuti del brano di apertura, "Brainstorm", che rappresentano al contempo un trait d'union con il proprio passato, sia nelle lunghe, dilatate parti strumentali, sia per la presenza di mantra psichedelici recitati coralmente che ricordano i primi Grateful Dead; ma è anche, nelle strofe sgangherate su accordi elementari e nella ritmica ossessiva, tra Kraftwerk e Velvet Underground, un ponte ante litteram verso il punk rock e la new wave. Non a caso gli Hawkwind e Lemmy, al contrario di molti dinosauri, non avranno difficoltà a trovare amicizie e collaborazioni anche nella Londra musicale del '77.

Brock, come sempre nella storia del complesso, carica sulle proprie spalle la gran parte dell'aspetto compositivo, mostrandosi sempre più incline a far rientrare le divagazioni stellari del gruppo all'interno di una narrativa basata sulla forma canzone. "Space is deep", nonostante le manipolazioni elettroniche di Mik e Dettmar, continua la fascinazione elettroacustica di Brock, prima di trasformarsi in una esaltante messa psichedelica. Il lato A si chiude con un breve strumentale curato da Dettmar. Sul lato B troviamo la favolosa "Lord of Light", in equilibrio tra i Pink Floyd di Barrett e il devastante basso heavy di Lemmy, simbolo della completa maturazione di Brock come autore e del gruppo come esecutore, e la maestosa "Down through the night", caratterizzata da chitarre acustiche e flauti che si perdono in una landa desolata dalla quale il nostro equipaggio di esploratori cosmici può osservare un caos cosmico primordiale. Meno efficace "Time we left this world today", più che altro per la parte centrale un po' tediosa.

Lemmy entra nella formazione col botto, portando la sua voce inconfondibile e la canzone di chiusura del disco, "The Watcher", un rock blues acustico che diverrà anche uno dei primi classici dei Motorhead. Il suo stile iconoclasta al basso, aggressivo, sporco e pesante, appreso come autodidatta basandosi sul proprio passato da chitarrista, risulterà estremamente influente anche su metal, punk rock e new wave.

Se "In Search of Space" aveva visto un radicale miglioramento delle capacità compositive ed esecutive del gruppo rispetto all'esordio, "Doremi Fasol Latido" non rappresenta un salto di qualità altrettanto drammatico, ma di salto di qualità si tratta comunque. I due lavori successivi, "Space Ritual" e "In the hall of the mountain grill", saranno capolavori completi che proietteranno il gruppo ai più alti livelli del rock inglese, seppure sempre in una dimensione di culto.

- Prog Fox

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