martedì 8 novembre 2022

Lou Reed: "Transformer" (1972)

Esce cinquant'anni fa oggi uno dei capolavori assoluti del rock: "Transformer", il maggiore successo commerciale e di critica della carriera di uno dei poeti maledetti del genere, Lou Reed, riportato alla luce abbagliante del glam nientemeno che da Ziggy Stardust/David Bowie e dal suo scudiero, il chitarrista Mick Ronson. Un incontro tra geni che hanno segnato gli anni settanta con questo disco allo stesso tempo oscuro e luminoso, popolato di travestiti, drogati, ultimi ("Walk on the wild side", "Andy's chest"), dimenticati dalla società borghese, che però sono capaci di sussulti di dignità e anche di ricercare angoli di felicità nella sofferenza ("Perfect Day", "Satellite of Love").



(disco completo: https://tinyurl.com/2p86ha8u

Il primo disco di Lou Reed, transfuga da un paio di anni dai Velvet Underground, formazione di culto ma ancora oscura e certo non celebrata dalla critica come oggi, è stato un fallimento dal punto di vista commerciale, e la sua casa discografica non è molto convinta di fargliene fare un secondo. Entrano così in scena il signor Ziggy Stardust, ovvero David Bowie, e il suo compare, il chitarrista Mick Ronson. I due possono fare qualunque cosa, visto il successo clamoroso del loro ultimo album, e ciò che vogliono è produrre il nuovo disco di Lou Reed e farlo pubblicare.

Bowie e Ronson proseguono così la loro opera di salvataggio delle carriere dei loro amici in difficoltà, dopo avere salvato quella dei Mott the Hoople con il singolo "All the young dudes". La patina glam con cui trattano le canzoni di Reed, che descrivono nelle liriche il tipico sottobosco umano della sua New York, quella più degenerata e irregolare, quella dei travestiti e dei drogati, rende quel sottobosco addirittura sexy. "Heroine" dei Velvet Underground era un incubo senza speranza dilaniato dalla viola di John Cale, "I'm waiting for my man" una cantilena da film dell'orrore che descriveva l'allucinata attesa del pusher. "Walk on the wild side", con il contrabbasso liquido di Herbie Flowers e i cori femminili delle Thunderthighs, ha un taglio ironico, mostra un Reed che osserva con un sorriso distaccato e amorevole il mondo dei suoi amici, la Factory di Andy Warhol, le puttane e gli eroinomani, i momenti più o meno felici vissuti anche da chi è disprezzato dalla società borghese.

"Transformer" diviene un successo clamoroso nell'era del glam rock, di cui è uno dei dischi più rappresentativi proprio con "Ziggy Stardust" di Bowie ed "Electric Warrior" dei T. Rex. "Walk on the wild side", "Perfect Day" con i suoi archi e la sofferta, commossa prestazione alla voce di Reed, "Satellite of Love" con i cori di Bowie, "Vicious" con la chitarra fenomenale di Ronson che squarcia la declamazione perversa di Reed con un assolo diabolico e geniale, sono tra i brani più famosi della carriera di Reed, e questo successo eleverà Lou Reed a ruolo di superstar del rock e darà visibilità e lustro anche alle sue opere precedenti, facendo uscire i Velvet Underground dalla dimensione di culto e gettando in primo piano, sotto la luce dei riflettori, tutta la carriera di Reed.

Al di là delle conseguenze di questo successo, però, "Transformer" è davvero un disco profondo, variegato, multidimensionale e sfaccettato, capace di toccare una vasta gamma di emozioni con pari dose di lascivia e sensibilità, riuscendo a fare appello, sotto alla scorza del rocker trasgressivo, drogato, libidinoso e sessualmente ambiguo, soprattutto alla nostra umanità. Ed è questo, unito all'indubbia orecchiabilità delle canzoni, che rende questo album così capace di risuonare nelle nostre anime, e di essere così grande.

- Prog Fox

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