lunedì 3 ottobre 2022

Zucchero: "Miserere" (1992)

Usciva trent'anni fa "Miserere", album del cantautore reggiano Zucchero Fornaciari. Scritto e inciso dopo un lungo periodo di depressione, è un disco molto più introspettivo e melodico di quelli a cui Zucchero ci ha abituati. Singoli di successo furono il brano eponimo, in cui è ospite Luciano Pavarotti, e la ballata "Ridammi il sole". Nel tour promozionale, in vece di Pavarotti, Zucchero si fece accompagnare da uno sconosciuto Andrea Bocelli.



(disco completo: https://tinyurl.com/mtc4jj82)

Nonostante i successi, Adelmo 'Zucchero' Fornaciari attraversa una profonda fase di depressione. È nel tentativo di uscire da questa sua condizione, di esorcizzarla, che vengono fuori le canzoni di "Miserere", alcune delle quali rappresentano profonde escursioni personali, in parte nel tentativo di buttare fuori il dolore, in parte nel tentativo di recuperare una voglia di vivere e gioire perduta. E fra le cose che lo riportano a galla ci sono anche le opere di Puccini e Leoncavallo, che ispireranno direttamente due dei singoli di maggior successo dell'album, "Ridammi il sole" e "Miserere", oltre che le collaborazioni con Luciano Pavarotti e un giovane e sconosciuto Andrea Bocelli.

Con un look curiosamente simile a quello di Gary Oldman in "Dracula di Bram Stoker" di Francis Ford Coppola, Zucchero si presenta con il solito carico di ballate e pezzi funk soul - dopotutto anche nella depressione e dopo la depressione, Zucchero rimane sempre Zucchero, con le sue compiaciute libidini e le occasionali cadute di tono; nulla che possa spaventare l'appassionato o l'indulgente, perché la qualità primaria delle canzoni e dei musicisti è nel complesso eccellente.

Nonostante la depressione, Zucchero apre il disco con uno dei suoi funk soul da antologia, "l'Urlo", in cui, accompagnato da turnisti di lusso (il compagno di avventure musicali di una vita Polo Jones al basso; le coriste Iskra Menarini, Antonella Pepe e una giovanissima Giorgia; l'ex-Jethro Tull Peter Vettese all'organo hammond) ed ex membri dei Santana (il batterista Michael Shrieve e i percussionisti Karl Perazzo e Raul Rekow) interpreta per l'ennesima volta il ruolo del freak e del disadattato ('digli che è scemo, digli che è scemo'), che questa volta però alla luce del resto del disco assume una punta di amarezza in più. È infatti in quest'ottica che segue la ballata "It's all right (La Promessa)", impreziosita da un fantastico assolo del chitarrista Corrado Rustici, anche produttore del disco.

Può valere la pena sottolineare gli altri contributi musicali al disco: il cantante Mino Vergnaghi; il percussionista napoletano Rosario Jermano, alfiere storico di Pino Daniele; il tastierista David Sancious, già della E-Street Band di Springsteen; e i fiati dei Memphis Horns, ovvero i maestri Andrew Love e Wayne Jackson. Per il riuscito blues pop anni novanta "Miss Mary" Elvis Costello scrive il testo inglese e lo aiutano le celebri coriste Carol Kenyon, Linda Taylor e Tessa Niles e il cantante Lance Ellington.

Tra le ballate segnaliamo anche "Ridammi il sole", un'altra delle tracce giustamente famose del disco, segnale della lotta ancora non conclusa di Zucchero, dall'atmosfera però speranzosa, solare e ottimistica nonostante il testo sofferto. Tra i pezzi ritmati va invece considerato almeno il rhythm'n'blues di "Un'orgia di anime perse", che riprende gli stilemi del blues come musica del diavolo, e nel quale le allusioni alla dannazione (anche alcolica) del cantautore risultano più taglienti e meno affettate del solito. Validissima anche la catarsi corale "Povero Cristo", con l'armonica perfetta di Andy J Forest, bluesman americano trapiantato a Bologna dagli anni settanta.

"Il pelo nell'uovo" è la migliore delle canzoni pornacciose dell'album e un altro dei brani indimenticabili del disco: come al solito si parla di galli (cocks), le palle di Zucchero squillano, viaggiano, girano, non si sa bene se per fastidio, eccitazione o un misto delle due, l'amore è burro spalmato sul cuore, più Ultimo tango a Zagarol che non a Parigi, ma il tutto suona divertente e ironico. Al contrario, in "Pene" l'ambiguità di Zucchero risulta decisamente fuori luogo. Il testo allusivo, per non dire di peggio ('lecca le mie pene, begli occhioni blu, che la tristezza viene dove succhia di più'), stona completamente con l'atmosfera sofferta di una musica perfetta, degna del migliore pop blues claptoniano, costringendo l'ascoltatore medio a passare sopra a troppe liriche inappropriate.

Per fortuna a un mezzo scivolone del genere fa da contraltare la deliziosa ninna nanna da ubriachi "I frati", ironica, scanzonata e assai più dolce di quello che sembra, pezzo ideale per portare il disco verso la sua naturale conclusione, attraverso quella "Miserere" che da il titolo all'album e che vede Zucchero duettare con Luciano Pavarotti, sempre più icona pop e naturale elemento di tramite da musica colta a musica popolare, protagonista in quegli anni anche degli eventi Pavarotti and Friends. Qui Adelmo cerca di esprimere l'aggiornamento della sua filosofia di vita alla luce della lotta contro la depressione, fra tristezza e speranza ('dammi la gioia di vivere che ancora non c'è'), in un brano lirico e sofferto che gode della partecipazione di Lucianone e rappresenta una fusione senza imbarazzi fra canto lirico e canto popolare.

Comunque la si pensi, "Miserere" è un disco fra i più interessanti e vari della carriera di Zucchero, contenendo come fa parecchi brani divenuti dei classici della sua produzione ("l'Urlo", "Il pelo nell'uovo", "Ridammi il sole", "I frati", "Miserere"). Non convincerà i suoi detrattori, ma chi ha anche una curiosità passeggera sull'opera del Nostro dovrebbe assolutamente ascoltarlo. Quanto ai suoi appassionati, questo disco lo conoscono a memoria da parecchi anni.

- Prog Fox

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