mercoledì 5 ottobre 2022

Beatles: "Love me do/PS I love you" (1962)

All'inizio di ottobre del 1962, negli stessi giorni in cui i Beach Boys pubblicano il loro primo album in America, vede la luce nel Regno Unito "Love me do", il singolo d'esordio dei Beatles. Inciso in ben tre versioni diverse, la prima con Pete Best alla batteria, la seconda con il suo sostituto Ringo Starr, la terza andrà sul loro primo album. Ma sul singolo c'è quella con Ringo. La canzone è la prima pubblicata con la firma iconica Lennon-McCartney. L'armonica è quella di John, la voce solista di Paul. Comincia una delle storie più importanti del rock mondiale.



("Love me do" --> https://www.youtube.com/watch?v=7uQuX1sOYk4)
("PS I love you" --> https://www.youtube.com/watch?v=MA5DkiVKSlM)


Delimitare nel tempo i fenomeni sociali, politici o economici è la prima buona regola per comprenderli meglio. La creazione di “confini” temporali che possono fornirci con precisione più o meno esatta il prima e il dopo di un fenomeno servono a raccontare come questo sia avvenuto, analizzare i precedenti che lo hanno generato e gli effetti dopo il suo passaggio nella Storia.

Un preambolo così ampolloso è necessario per parlare del primo singolo assoluto dei Beatles, il 45 giri “Love Me Do/P.S. I Love You” perché, se è pur vero che rappresenta simbolicamente l’inizio della parabola musicale dei Nostri, in realtà non significa davvero molto di più nel loro avvento nel mondo musicale.

Il singolo esordisce 5 ottobre 1962, in una congiuntura musicale molto particolare. Nella top 5 dei singoli Elvis regna incontrastato con ben 3 canzoni, “Return to Sender”, “Can't Help Falling in Love” e “Good Luck Charm” (le prime due prese dagli album OST dei suoi agghiaccianti musicarelli). In testa in Inghilterra c’è “Telstar” dei Tornados, che prova ad insidiare il trono inviolabile del Re. I giovani ascoltano musica prevalentemente americana, oppure canzonette di gruppi nostrani, con un sound in massima parte derivativo preso in prestito dai mostri sacri di Memphis e dintorni.

In questo humus culturale i Beatles debuttano con i due noti brani. “Love Me Do”, nella versione con Ringo alla batteria (in quella dell'album sarà confinato al tamburello) con la quale per un anno intero Brian Epstein ha messo in croce il gruppo all’interno degli studios della Parlophone, prima di trovare la giusta chiave. Nel lato B del vinile troviamo “P.S. I Love You”, primo felice contributo di Paul da solo (anche se la firma è sempre congiunta), che nasce come melanconica ballata del periodo amburghese, ma ha quella zuccherosità mccartiana da sembrare una canzone natalizia.

“Love Me Do” infonde di certo una carica nuova e parzialmente innovativa nel panorama monocromatico del mercato musicale britannico, ma l’esordio non è certo da record. Arriva in 17ma posizione in UK e pare anche grazie ad un lavoro di acquisto massivo di copie da parte dello stesso Epstein, per trainare la corsa delle sue creature verso la gloria. Il singolo andrà molto meglio negli USA, arrivando ufficialmente solo nel 1964; qui scala la classifica fino alla prima posizione, conquistando un disco di Platino (mentre in patria sarà solo d’Argento), insieme alle magnifiche sei canzoni numero 1: "I Want to Hold Your Hand", "She Loves You", "Can't Buy Me Love", "Love Me Do", "A Hard Day's Night", and "I Feel Fine". Tutte nello stesso anno: ciò sancisce definitivamente la Beatlemania mondiale, con solo due anni di ritardo rispetto agli esordi.

Quindi, come si calcola l’inizio della leggenda? È solo un giorno sul calendario in cui un singolo viene pubblicato, oppure è l’insieme sinestetico di momenti e azioni, nell’arco di mesi e anni che portano inesorabilmente i Nostri a diventare il gruppo più celebrato e influente del pianeta? Forse - ma è una mia personale opinione - il giorno di definizione è il 7 febbraio 1964, quando quattro ragazzi inglesi spodestarono gli ex maestri americani. Sbarcati al JFK di New York e interrogati se fossero solo dei cloni inglesi di Elvis, Ringo Starr rispose imitando e sbeffeggiando il Re nella sua stessa corte: “It’s not true, it’s not true!”.

- Agent Smith

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