mercoledì 5 ottobre 2022

Beach Boys: "Surfin Safari" (1962)

All'inizio di ottobre del 1962, negli stessi giorni in cui i Beatles pubblicano il loro primo singolo in Inghilterra, vede la luce in America "Surfin Safari", il disco d'esordio dei leggendari Beach Boys. Nati come quintetto di suonatori di rock and roll nella vena surf che stava popolando nella California dell'epoca, lanciata da personaggi come Dick Dale e i Ventures, i Beach Boys sarebbero divenuti uno dei simboli del rock in tutte le sue contraddizioni: il valore artistico di un genio come il leader Brian Wilson, la vita tormentata da problemi personali e droghe del fratello Dennis fino alla tragica morte, l'incapacità a preservare il proprio talento e la propria reputazione davanti alla fame di ricchezza e di gloria. Tutto questo però i ragazzi non lo sanno, mentre registrano con l'entusiasmo della tarda adolescenza le loro canzoni all'insegna di una pura e limpida gioia di suonare che è gioia di vivere e godersi la giovinezza.



(disco completo: https://tinyurl.com/4ptwuz93

I Beach Boys si formano nel 1961 a Hawthorne, cittadina californiana della contea di Los Angeles. I fratelli Dennis Wilson (16 anni) e Carl Wilson (14 anni) e il loro vicino di casa David Marks (12 anni) si divertono già da tempo a suonare e cantare, diretti dal fratello più grande Brian Wilson (19 anni). Al gruppo si uniscono anche il cugino dei Wilson, Mike Love, e un altro amico, Al Jardine. È di Dennis l'idea di scrivere canzoni proprie sul tema del surf, di cui è grande appassionato.

Brian scrive "Surfin" e il padre Murry, che diventerà il manager del complessino, li presenta a Hite Morgan, editore presso il quale ha pubblicato alcune proprie canzoni. Sua moglie lo convince che la canzone ha potenziale e il 15 settembre del 1961 viene incisa come demo. Il 3 ottobre viene incisa professionalmente a Hollywood, e pubblicata il 27 novembre dello stesso anno - col nome di Beach Boys imposto dagli editori senza chiederlo ai ragazzini. Il singolo vende più di 40'000 copie e nizia così per i Beach Boys una carriera semiprofessionistica - ma dopo i primi concerti, Al Jardine se ne tira fuori e David Marks, il più piccolo del gruppo, diventa membro a pieno titolo quando la band inizia a incidere il primo album - "Surfin Safari".

Su "Surfin Safari" la divisione dei compiti è essenziale e molto chiara: il bassista Brian Wilson compone l'intero materiale originale del gruppo; il cugino Mike Love è il cantante solista di tutti i brani, lasciando ai tre fratelli Wilson una sola esibizione vocale a testa (Carl canta la milionesima versione di "Summertime Blues"; Brian canta la propria "Cuckoo Clock"; Dennis canta l'altra cover "Little Girl (You're My Miss America)"); David Marks, l'unico senza legami di famiglia, è 'solo' chitarrista, e la 'sua' esibizione 'solista' è lo strumentale "Moon Dawg".

La grande intuizione del gruppo è fondere il suono delle chitarre di Marks e Carl Wilson, ispirate da Dick Dale, da Chuck Berry, dai Ventures e da Scotty Moore, dal rock and roll e dal surf insomma, con le armonie vocali elaborate dai fratelli Wilson assieme a Love sotto influenza del doo woop e dei gruppi vocali neri, il tutto lanciato su una serie di quadri lirici e narrativi totalmente dedicati alla vita degli adolescenti californiani - sole, mare ("Surfin Safari", "Surfin"), macchine ("409"), ragazze ("County Fair", "Cuckoo Clock"), feste ("Chug-A-Lug"), unendo l'immaginario ottimistico e giovanilista di Chuck Berry a quello dei nerd bianchi alla Buddy Holly. Una strategia semplice che sarà rivoluzionaria e che sarà al cuore di tutti i gruppi di teen idols della musica rock e pop da quel momento in poi, e che non ha solo un valore storico.

Su questo primo disco dei 'ragazzi della spiaggia' non mancano infatti già brani più che notevoli: "Surfin Safari", singolo di lancio del disco, oltre che secondo singolo assoluto del gruppo, è certamente una delle più riuscite espressioni di questo stile, a fianco di perle come "Little Miss America", scritta originariamente senza molto successo dal trombettista e musicista easy listening Herb Alpert, e della immatura ma efficace e graffiante "Surfin" (primo singolo del gruppo, uscito nel 1961 e recuperato per la pubblicazione dell'ellepì).

Molti dei brani però sono chiaramente generici e ripetitivi, e dovevano sembrarlo anche per le orecchie del tempo - la maturazione di Brian Wilson e dei Beach Boys sarà progressiva, e caratterizzata da momenti di difficoltà e cadute di stile - già ne intravvediamo qualcuna qui, come in "County Fair", che rovina un andamento melodico geniale con un interludio recitato imbarazzante in cui dobbiamo sentire la pessima imitazione di un intrattenitore da festa di paese e di una ragazza che lascia il protagonista per un ragazzo più forte - una cosa che nemmeno nei peggiori commercials degli anni cinquanta.

Risentendo questi brani a distanza ormai di sessant'anni, si può essere portati a ignorare sia il valore rivoluzionario sia quello artistico dell'opera. I Beach Boys diventeranno certo una fabbrica di salsicce per il padre-padrone dei fratelli Wilson, papà Murry, che sarà interessato esclusivamente all'idea di arricchirsi quanto più possibile sul talento del nipote Mike e dei figli - i quali sicuramente non disprezzarono né il denaro né la vita lussuosa e sfrenata che poterono permettersi.

Ma se l'avidità di Murry e l'incapacità dei suoi figli di gestire il successo saranno marchio di fabbrica per generazioni di teen idols, boy band e frodi musicali, se guardiamo alla musica surf e ai suoi esponenti più famosi con gli occhi dei punk più puri e genuini di sempre, come i Ramones, ci renderemo conto del potere racchiuso in questa dozzina di canzoni sulle belle ragazze in spiaggia, sulle tavole da surf e sulle macchine veloci, un potere che è quasi esclusivamente contenuto nella gioia di suonare e di vivere che è racchiusa in questi brani, prima che l'adolescenza finisca e la vita adulta trasformi l'arte in prodotto e corrompa, rendendo definitamente, per non dire tragicamente infelici, i 'ragazzi della spiaggia'.

- Prog Fox

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