giovedì 8 settembre 2022

Yes: "Close to the Edge" (1972)

Usciva l'8 settembre di cinquant'anni fa "Close to the Edge", quinto album degli inglesi Yes, per molti culmine della loro carriera e sicuramente uno dei più importanti e significativi album del progressive rock britannico. Dopo l'incisione del disco, il batterista Bill Bruford lasciò la formazione per i King Crimson, venendo sostituito da Alan White, che sarebbe rimasto con il gruppo per i successivi cinquant'anni.



Disco completo --> https://tinyurl.com/327tj49t

Dopo i primi due interlocutori album, ancora influenzati dalla psichedelia e dal pop orchestrale britannico, in primis quello dei Beatles e dei Moody Blues, e dal folk rock dei Byrds, gli Yes realizzano due capolavori del neonato progressive rock come "The Yes Album" (1970), forse il loro disco più innovativo, e "Fragile" (1971), quello in cui si stabilizza la più amata e la più virtuosistica delle numerosi varianti del progetto, ovvero quella costituita dai membri fondatori Jon Anderson (voce), Chris Squire (basso, voce) e Bill Bruford (batteria) assieme a Steve Howe (chitarra, voce) e Rick Wakeman (tastiere), scelti quasi secondo il criterio del musicista più tecnico al proprio strumento o quasi.

A questo punto della loro carriera, gli Yes sono palesemente alla ricerca della soluzione musicale più complessa, complicata e cerebrale. La cosa potrebbe essere un problema, se non fosse che l'ispirazione e la padronanza dei propri mezzi sono talmente superbe che il risultato di questa certosina ricerca della nota perfetta, sublime e virtuosistica produce un ennesimo capolavoro progressive come "Close to the Edge".

Per molti il punto più alto della formazione, condivide pretese al trono con i già citati "The Yes Album" e "Fragile" e con il successivo "Relayer" (1974). "Close to the Edge", rispetto a "The Yes Album" e "Relayer", può però vantare la presenza della 'formazione classica' sopracitata, mentre rispetto a "Fragile", album in cui si trovavano spezzoni 'solisti' realizzati dai membri del gruppo che spezzavano un po' il flusso del disco, è un LP con una cristallina coerenza interna: solo tre tracce, il brano eponimo dell'album occupa l'intera prima facciata, mentre "And you and I" e "Siberian Khatru" si dividono la seconda.

"Close to the Edge" è uno dei tre o quattro brani più rappresentativi dell'intera carriera degli Yes (forse con "Starship Trooper", "Heart of the Sunrise" e "The Gates of Delirium"). Suite di diciotto minuti e rotti di durata, è uno dei viaggi più fantasiosi e immaginifici del progressive classicheggiante, romantico e sublime. I testi visionari e incoerenti di Anderson e la sua voce da albionico elfo tolkieniano, i poliritmi della incredibile sezione ritmica di Squire e Bruford, fra le più compatte e innovative del prog, le tastiere di ispirazione classica di Wakeman (molto meno modernista del suo eterno rivale per il primato delle tastiere prog inglesi, Keith Emerson), la sfrenata fantasia chitarristica di Howe, il discreto uso di musique concrete nei passaggi più sommessi e pastorali dell'opera, l'uso della polifonia in cori fra i più complessi e allo stesso tempo inebrianti e gioiosi del rock, ne fanno un capolavoro nel capolavoro.

L'ascoltatore può riprendere fiato con "And you and I", dieci minuti che descrivono l'ordalia di una coppia di esseri umani che affrontano l'apocalisse purificatrice nella forma di un diluvio universale. Brano in gran parte semiacustico, in cui brilla Howe con le sue molteplici chitarre, diviso fra orecchiabili passaggi folk e intensi momenti ieratici, termina con una nota ottimistica nonostante tutto, con la coppia che rileva l'infinita bellezza del pianeta parzialmente ricoperto di acque e guarda con speranza al proprio futuro.

Per rinverdire le credenziali rock e riprendere contatto con la propria parte più sanguigna e terrestre, il disco termina con gli otto minuti del sensazionale tour-de-force di "Siberian Khatru", brano in cui Howe e Squire mettono a frutto le proprie chitarre per devastare le orecchie dell'ascoltatore in un brutale attacco di hard progressive che ha avuto molteplici imitatori.

Nonostante gli ottimi risultati, i litigi interni al gruppo alla ricerca della nota perfetta hanno la meglio sul povero Bruford, che estenuato dalla ricerca musicale ossessiva dei suoi compagni decide di cercare maggiore ispirazione e spontaneità nei rinnovati King Crimson di Robert Fripp. Al suo posto arriva Alan White, sessionman che ha lavorato con Joe Cocker, George Harrison e John Lennon, che mostra i propri muscoli imparando il repertorio del gruppo in due giorni, ascoltando i dischi e studiando le partiture. Per Bruford e White, e per tutti gli amanti del prog, sarà uno scambio più che proficuo.

- Prog Fox

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