martedì 13 settembre 2022

Kate Bush: "The Dreaming" (1982)

Usciva quarant'anni fa oggi "The Dreaming", quarto album in studio della cantautrice anglo-irlandese Kate Bush ed ennesimo capolavoro di una artista già veterana eppure solo ventiquattrenne. Si tratta di una delle migliori opere della cantante e sicuramente del suo disco più sperimentale e innovativo, capace di reinventare in modo assolutamente personale una enorme messe di influenze tradizionali e moderne, rock e pop, prog e synth.



(disco completo qui --> https://tinyurl.com/bdfv7mva)

Le ambizioni musicali di Kate Bush continuano a crescere dopo lo splendido "Never for Ever" (1980). La sua creatività risente ancora positivamente dell'influenza di quel lavoro quando incide e pubblica il singolo "Sat in your lap" (1981), un vero capolavoro che mescola ritmi obliqui, voce furente e proteiforme e sperimentazione con il fairlight (il sintetizzatore più popolare fra gli art rocker dell'epoca, come Peter Gabriel), ma si arresta per un periodo e convince Kate a prendere una sosta prima di rientrare in studio e bruciarlo con la sua fiamma creativa. Il singolo di lancio pone le basi per tutto il senso estetico del lavoro, in cui declina nelle forme più inusuali e inattese l'idea di fondo di dare corpo a qualcosa di veramente nuovo che sappia far correre a briglia sciolta in un tutto coerente tutte le sue influenze.

Inizialmente orientata, come i suoi colleghi Gabriel, Phil Collins e Police, a chiedere i servigi alla produzione di Hugh Pagdham, decide poi di autoprodurre il nuovo album per il poco tempo che egli può dedicarle dati i suoi numerosi impegni in studio di registrazione. Con lei una schiera di vecchi e nuovi collaboratori, dal fratello polistrumentista e seconda voce Paddy ai batteristi Preston Heyman e Stuart Elliott (compagno di avventura sin dal suo primo singolo, in prestito dall'Alan Parsons Project), ai bassisti Del Palmer (anche suo compagno di vita e co-protagonista della suggestiva fotografia di copertina) e Jimmy Bain (hard rocker di Rainbow e Dio). Se questo gruppetto di musicisti rappresenta il cuore del progetto, come sempre non mancano gli ospiti (Eberhard Weber, Geoff Downes degli Asia, Dave Lawson dei Greenslade, Brian Bath, Danny Thompson, Ian Bairnson dell'Alan Parsons Project, Rolf Harris, Liam O'Flynn e Dónal Lunny dei Planxty, Seán Keane dei Chieftains, David Gilmour dei Pink Floyd, che fu il suo scopritore, Esmail Sheikh, Stewart Arnold, Gary Hurst).

Il disco è la terza opera maestra su quattro album della strepitosa cantautrice anglo-irlandese. I brani si dipanano in un intrico di magia fiabesca e furia iconoclasta ("Pull out the pin"), arrangiamenti che uniscono progressive e modernismo ("There goes a tenner"), melodie accattivanti che danzano ad angoli impossibili su ritmi dispari ("Sat in your lap"), strumenti tradizionali e sintetizzatori ("Suspended in Gaffa", "Night of the Swallow"), romanticismo e sperimentazione ("All the love", "Houdini") su livelli eguagliati - forse - solo dal miglior Peter Gabriel. "The Dreaming" è certamente l'album più stravagante, ricercato e graffiante di Bush, quello che può convincere chi storceva il naso davanti alle fantasie fiabesche e sentimentali di "The Kick Inside" (1978) e che non ha apprezzato né il synth pop ruffiano della seconda metà degli anni ottanta né le astrazioni eteree degli ultimi lavori.

Su tutto, naturalmente, si libra la voce unica e magica di Kate Bush, una delle più grandi e influenti cantanti della storia del rock. I livelli di rabbia, lirismo e profondità che raggiunge in questo album non sono forse mai stati eguagliati dall'autrice.

Il disco, naturalmente, fu un mezzo flop. Dopo l'ingestibile singolo "Sat in your lap" l'album raggiunse comunque il terzo posto in classifica per poi attestarsi però su vendite mediocri, cosicché il successivo 45 giri "There goes a tenner", una canzone che per musica e temi lirici (un furto commesso da una banda di ladri incompetenti) sarebbe potuta comparire su "A trick of the tale" dei Genesis, sparisce dalle classifiche, convincendo Kate a giocare molto più negli schemi per il lavoro successivo, quel "Hounds of Love" (1985) che le diede un nuovo incredibile successo grazie anche al singolo "Running up that hill". Ma "The Dreaming" resta un disco imperdibile per chiunque cerchi l'espressione più pura di un talento cristallino e della sua integrità artistica.

- Prog Fox

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