venerdì 2 settembre 2022

King's X: "Three Sides of One" (2022)

Venerdì è stato pubblicato "Three Sides of One", album degli hard progger/alternative rocker americani King's X, promotori del movimento che a fine anni ottanta fece da trait d'union fra progressive anni settanta, hard rock anni ottanta e grunge anni novanta. Questi vecchi ragazzi terribili (Ty Tabor, chitarra/voce; Dug Pinnick, basso/voce; Jerry Gaskill, batteria/voce) ci regalano un altro disco bellissimo che emoziona i nostri vecchi cuori di rocker.



(disco completo: https://tinyurl.com/yckxpsxt)



In giro ormai dagli anni ottanta, i King's X sono un gruppo di culto che a suo tempo inventò una personale ed eclettica forma di rock che sapeva tenere insieme le istanze del progressive, dell'hard rock e del cosiddetto rock alternativo che sarebbe esploso grazie al grunge negli anni novanta, eclettismo ulteriormente rafforzato dalla dichiarata religiosità cristiana che a inizio carriera li caratterizzava (i tre avrebbero poi rinunciato a questa caratterizzazione più avanti nella loro carriera). Musicisti di calibro superiore, tutti e tre ottimi cantanti, il bassista Dug Pinnick, il chitarrista Ty Tabor e il batterista Jerry Gaskill hanno poi mostrato per più di trent'anni coerenza e intransigenza artistica, senza mai compromettersi, pur peccando talvolta di poca originalità.

Anche con questo "Three Sides of One" ritroviamo pregi e difetti familiari a questo ottimo trio originario di Springfield, Missouri: tra i pregi stanno in primis la capacità, dopo più di trent'anni di carriera, di scrivere ancora brani accattivanti, oltre alla capacità dei musicisti di fare tesoro della propria preparazione musicale negli arrangiamenti; tra i difetti, il fatto che l'album suoni tutto sommato già sentito - non ci sono momenti sorprendenti o sbalorditivi. Non è però nemmeno lecito aspettarsi un capolavoro in tarda età da parte di un trio che non ha cercato di fare dell'innovazione o della sperimentazione i propri punti forti: i King's X sono un gruppo da sempre orientato alla forma canzone rock tradizionale, della quale forniscono in questo disco una nuova serie di ottime variazioni - e questo sì, questo colpisce e stupisce, stupisce che abbiano ancora in sé talento e voglia di dimostrarlo.

Così tra i momenti migliori citiamo "Let it rain", un hard rock sui tempi medi in cui Pinnick mostra tutta la sua forza vocale a 70 anni suonati; il lento nostalgico "Nothing but the Truth"; "Give it up" con il suo finale ruggente; "Take the Time", dall'introduzione di chitarra genesisiana e dalla forma affine a ballate di gruppi neo prog come Spock's Beard e Flower Kings; il ritornello di "She called me home"; la conclusiva "Every Everywhere"; mentre lungo il corso di tutto il disco Ty Tabor mostra ancora una volta di essere uno dei solisti più ispirati della sua generazione, un assolo dopo l'altro, un brano dopo l'altro - "Let it rain" - "Nothing but the Truth" - "Watcher" - "She called me home".

E così, chiunque abbia un minimo di interesse per queste sonorità da rock inizio anni novanta, o per questo specifico terzetto di artisti, non può che procurarsi queste dodici canzoni e goderne, sperando che i problemi di salute che li hanno perseguitati li lascino in pace e consentano loro di realizzare ancora altri album a firma King's X. Che Dio, o chi per lui, ce li conservi a lungo in gloria.

- Prog Fox

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