sabato 27 agosto 2022

Thirty Seconds to Mars: "Thirty Seconds to Mars" (2002)

Usciva vent'anni fa oggi il debutto eponimo dei Thirty Seconds to Mars, originale progetto musicale in salsa alternative rock/rock elettronico del cantante e attore americano Jared Leto, creato assieme al fratello batterista Shannon.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/umj5skuc)

Avrete sicuramente presente i 30 Seconds to Mars, gruppo asservito al più smaccato fan service modaiolo, che spazia dal rock mainstream da arena all’elettropop moderno, identificato attraverso la figura divistica del proprio leader Jared Leto, il quale viene percepito dalla base più accanita dei propri fan come una sorta di messia, anche attraverso specifici (costosissimi) camp estivi in cui lo stesso Leto, in modalità Gesù Cristo avvolto da una tunica bianca, tiene orazioni “spirituali” dinnanzi ai propri adepti. Per il momento, proviamo a dimenticarci di tutto ciò, perché i 30 Seconds to Mars nella loro prima incarnazione erano un’altra cosa.

Il 27 agosto del 2002 viene pubblicato il loro primo album, che porta il nome della band stessa. Formatasi alla fine dello scorso millennio per mano di Jared Leto e di suo fratello Shannon (il batterista) come un progetto sperimentale senza intenzioni definite - del resto la carriera cinematografica di Jared Leto era agli albori, anche se poteva già contare su parti secondarie in film di successo quali Fight Club, American Psycho, La Sottile Linea Rossa, oltre a un ruolo da co-protagonista nel cult Requiem for a Dream.

In seguito Leto volle dedicare più attenzioni alla propria creatura musicale, e nel 2000 venne ingaggiato il chitarrista Solon Bixer (la cui militanza assieme ai fratelli Leto non durerà molto), e successivamente venne reclutato anche il bassista Matt Wachter, che però non partecipò al processo di scrittura e realizzazione dell’album.

Come producer si optò per un nome di spessore, il veterano Bob Ezrin, noto per aver lavorato durante la sua pluridecennale carriera con svariati gruppi e artisti noti, da Lou Reed e Peter Gabriel, dai Pink Floyd e David Gilmour, ai Kiss, fino ad Alice Cooper in tempi più remoti e più recenti. Sarà poi con i 30 Seconds to Mars che Ezrin e la band collauderanno sonorità ibride, in una fusione di rock ed elettronica, con un abbondante ausilio di synth e sampler. Un connubio di pesanti distorsioni metalliche ed evocazioni di space rock psichedelico.

L’obiettivo del gruppo di mantenere una struttura accattivante del proprio songwriting tramite sonorità astrali e marziane, espressamente evocato dal proprio monicker, viene pienamente raggiunto. In un periodo particolarmente felice per l’alternative dove gruppi come Deftones o A Perfect Circle sparavano i loro colpi migliori, si inseriscono in scia i 30 Seconds to Mars con questo esordio.

All’interno dell’album splendono pezzi quali la misticheggiante "Buddah for Mary" (dall’ambiguo e criptico testo, come criptiche risulteranno buona parte delle liriche composte da Leto) in cui possiamo assaporare reminiscenze degli echi tribali e psichedelici dei Tool. E dato che li abbiamo nominati, non possiamo fare a meno di segnalare un’altra hit di peso del disco, la magnetica "Fallen", in cui proprio Maynard appare come ospite nelle backing vocals.

Spiccano fra gli altri pezzi forti del lotto "Echelon" (denominazione che nella cultura popolare si usava per indicare la raccolta globale di tutte le comunicazioni e segnali della terra, e che venne poi adottata da Leto per nominare la propria fanbase), "Oblivion", dove il gruppo mostra il proprio lato più melodico e una forte propensione a realizzare pezzi immediati senza penalizzare l’aspetto creativo (qualità che a quanto pare non erano sufficienti per le logiche di mercato), "Capricorn (A Brand New Name)", singolo di presentazione dell’album che ha anticipato di un mese la sua uscita, senza tralasciare altre composizioni di valore quali "Edge of the Earth" e "Welcome to the Universe". "The Mission", con i suoi richiami al punk e new wave originari dell’Inghilterra degli anni 80, risulta il pezzo più atipico dell’album, e di conseguenza il più canonico, nonostante venne ben apprezzata dal pubblico.

In seguito alla sua pubblicazione, nonostante ottimi responsi da parte della critica, l’album passò in sordina, e la band faticò ad affermarsi nonostante oltre 200 date live in apertura di gruppi quali Incubus e Chevelle, fra gli altri. Fu solo successivamente, quando il gruppo acquisì notorietà con il secondo lavoro e la massiccia promozione, che il nome 30 Seconds to Mars cominciò a circolare in televisioni e radio.

Viene stimato che le vendite al 2006 si fermarono a quota 120 mila, mentre attualmente superano i due milioni. Di fronte a questi numeri, e la crescente popolarità guadagnata da Jared Leto, viene abbastanza intuitivo immaginare cosa “sia accaduto” a quelli che un tempo, per un breve lasso di tempo, furono uno dei più promettenti e originali ensemble della scena Alternative americana.

- Supergiovane

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