martedì 9 agosto 2022

Dexy's Midnight Runners: "Too-rye-ay" (1982)

Usciva nell'agosto di quarant'anni fa "Too-rye-ay", album dei Dexy's Midnight Runners di Kevin Rowland, gruppo protagonista di un originale celtic soul sviluppato a partire da origini post punk e sugellato alla perfezione proprio in questo album, pinnacolo della carriera del gruppo.



(disco completo ed espanso: https://tinyurl.com/mtnzuucc

Fondati a Birmingham nel luglio del 1978 dal cantautore e chitarrista Kevin Rowland, i Dexy's Midnight Runners prendono il loro nome dalla dexedrina, una droga diffusa fra i fan del northern soul. L'idea di base di Rowland, ex-musicista punk con i Killjoys, è di fondere la filosofia punk con la musica soul bianca, il che ovviamente rende i Dexy's inizialmente contigui a gruppi ska e two tone come gli Specials, come si può sentire sul primo album ("Searching for the young soul rebels") e nel loro primo #1 in classifica, il singolo "Geno" (1980).

L'ingresso negli anni ottanta e il virare della scena punk verso la new wave o il pop portano i Dexy's a modificare progressivamente il loro suono, soprattutto immettendo robuste dosi di musica celtica, dato anche che molti dei musicisti avevano radici irlandesi, seguendo un po' l'esempio dei Pogues.

Così il nuovo disco, "Too-rye-ay", nasce con nuovi numi tutelari, a partire da Van Morrison, maestro della contaminazione folk-soul, di cui interpretano in modo eccellente la celeberrima "Jackie Wilson said". A irrobustire questa conflazione i Dexy's introducono due violinisti, Helen O'Hara e Steve Brennan, a fianco della sezione fiati capeggiata dall'altro principale compositore del gruppo, il trombonista Jim Paterson, e completata da Paul Speare a flauto e sax, e Brian Maurice al sax; e aggiungono anche tre coriste - le cantanti Carol Kenyon, Katie Kissoon e Sam Brown, celebrate cantanti che imperversano negli album dell'epoca, che con gli altri quattro membri del gruppo (Seb Shelton alla batteria, Giorgio Kilkenny al basso, Kevin Adams alla chitarra, Mickey Billingham alle tastiere) portano il totale dei musicisti a tredici.

Le premesse per il capolavoro ci sono tutte, ma quello che è necessario per realizzarlo, naturalmente, sono le canzoni di valore. E per fortuna, anche queste non mancano, a partire da "Come on Eileen", pezzo ormai standard delle radio di rock classico che contiene tutto il meglio dell'intero album condensato in sei minuti di amore smodato per la vita conclusi da un crescendo vorticoso.

Il disco tracima letteralmente di ispirazione, nel brano di apertura e manifesto del nuovo corso "The Celtic Soul Brothers", nell'atmosfera da 'blues brothers celtici' e nei fiati di "Let's make this precious", nel valzer disperato "All in all", straziato da violini allucinati, nella dolcissima malinconia di "Old".

"Too-rye-ay" avrebbe avuto più influenza sul college rock americano che non sulla scena britannica (si pensi ai Camper Van Beethoven), e si piazzava fieramente come dimostrazione del fatto che, dopo la rivoluzione punk, un disco di valore, innovativo e graffiante, si poteva realizzare anche senza passare dai sintetizzatori e dai campionamenti oppure dalle chitarre elettriche.

- Prog Fox

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