Con "Walls of Jericho" i tedeschi Helloween avevano iniziato il
processo che, traendo spunto da Judas Priest, Yngwe Malmsteen, Iron
Maiden, Manowar e Van Halen, avrebbe dato vita al power metal europeo.
Reclutato il talentuoso diciannovenne Michael Kiske nel ruolo di
cantante, poiché il chitarrista Kai Hansen non riusciva
a occupare entrambi i ruoli dal vivo, la band si chiude in studio per
registrare il nuovo album, con l'altro chitarrista Michael Weikath
menomato e capace solo di dare un contributo parziale a composizione e
registrazioni.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEwnZGrZmDpFB01TP9JjO-AxRIQsAjRk4OOaQ5d31eNeZgnxlSFYfxHUc1uo9asOZonR44-vraQLtzzFpVjP23uYfyAPrzXIiueTcsOxvCWCIFgqkJMdFaE-7Wt7uOB6MJOfZKQ96yMoc/s320/seven_keys.jpg)
Dopo una breve intro, "I'm alive" (https://www.youtube.com/watch?v=heZQVYvHPsc)
rappresenta il perfetto manifesto del power metal. La struttura ritmica
è basilarmente una semplificazione dello stile dei pezzi più ritmati di
Yngwe Malmsteen; la vocalità è mutuata su quella di Rob Halford dei
Judas Priest, ma con un tocco personale di Kiske che verrà poi imitato
da infiniti emuli. I cori epici saranno la base dell'epic metal,
emanazione diretta del power. Non tutto però si riduce alle cavalcate
epiche: il giovane Kiske firma l'ottima, preoccupata "A little time" (https://www.youtube.com/watch?v=l_bJVVpSi7k),
che pur in una struttura di heavy metal che riprende hard rock melodico
e power pop trova spazio per una sezione centrale quasi pinkfloydiana.
"Twilight of the gods" (https://www.youtube.com/watch?v=qd0MGxtfC3k)
vede la band di nuovo proiettata sul power metal classico che sta
fondando, con una intro di chitarra di Hansen che da sola avrà ispirato
metà delle intro di Edguy e Stratovarius. Stupenda la sezione centrale
del brano, con assoli di chitarra che si alternano nei toni e nello
stile con gusto e fantasia. Segue l'unica composizione di Weikath a
comparire sull'album, la blueseggiante "A tale that wasn't right" che
vede anche gli Scorpions rientrare fra le influenze degli Helloween e
che in qualche modo segue il pattern della ballad teutonica alla "Still
loving you", classicone dei connazionali del 1984.
"Future
World" prosegue il gioco delle influenze riprese e piegate al verbo
degli Helloween: se inizia con un pattern ritmico e una strofa che
potrebbero ricordare gli Iron Maiden, tutto diventa puro power metal
alla Helloween quando arrivano bridge e ritornello, con Michael Kiske
che si sgola sulle sue tonalità più alte.
Si arriva così all'ultima canzone del disco, l'epica cavalcata da 13 minuti di "Halloween" (https://www.youtube.com/watch?v=dtPs1QrMI1I),
che è una sorta di compendio dell'album in chiave compatta, varia temi
costantemente e vede Kiske e Hansen sugli scudi. Anche qui siamo in
presenza di un pezzo che ha fatto la storia e che ha visto infinite
emulazioni da parte dei gruppi successivi. Il brano è anche uscito come
videoclip con durata ridotta (https://www.youtube.com/watch?v=yOAl0enE7kI).
Non c'è bisogno di aggiungere molto per un commento finale: le
ispirazioni del sound degli Helloween sono chiare, così come l'influenza
che "Keeper of the Seven Keys" ha avuto sul metal melodico è
innegabile. Per completare la loro firma a fuoco nella storia del
metallo pesante, gli Helloween l'anno successivo pubblicheranno il
seguito dell'album, "Keeper of the Seven Keys, part II".
- Prog Fox
Nessun commento:
Posta un commento