giovedì 13 gennaio 2022

Black Oak Arkansas: "Keep the Faith" (1972)

Usciva nel gennaio di cinquant'anni fa "Keep the Faith", secondo album dei Black Oak Arkanas, gruppo di southern rock proveniente da - incredibile dictu - Black Oak, in Arkansas, tra le band che hanno contribuito a cristallizzare le sonorità del rock del Sud rurale, a fianco di gruppi come Allman Brothers Band e Lynyrd Skynyrd.



(disco completo --> https://tinyurl.com/2p92ua8w)

Dopo un primo disco accolto senza particolare clamore, i Black Oak Arkansas si preparano a realizzarne il seguito scegliendo di enfatizzare fin dalla copertina lo spirito che guida il gruppo, animato in un certo senso dalla triade Gesù, India & psichedelia, rappresentati dalla Bibbia, dal Bhagavad Gita e dal "Siddartha" di Herman Hesse, per non parlare del titolo "Keep the Faith" e dell'immagine interna che vede l'apparizione di Cristo nel cielo che benedice l'Arkansas.

Per quanto questo tardo afflato di ruralismo hippie possa sembrare fuori dal tempo oggi e forse anche allora, non si può non ammirare sia il sincretismo spirituale che non quello musicale realizzato dai sei ragazzi di Black Oak (Arkansas) su "Keep the Faith". È evidente che le influenze principali della formazione vanno dall'hard rock di scuola canadese e americana di fine anni sessanta (Steppenwolf e Guess Who su tutti), oltre ai confratelli sudisti come Allman Brothers Band e Lynyrd Skynyrd, con però in aggiunta la scheggia impazzita rappresentata da Jim Mangrum detto Dandy, cantante e discepolo fedele del Captain Beefheart più graffiante, dalla voce scartavetrata da licantropo famelico.

Il disco si apre con due canzoni manifesto del gruppo: "Keep the Faith" è un inno religioso memore tanto delle lezioni dei Creedence Clearwater Revival quanto del soul dalle radici gospel della Stax, e non sarebbe stata fuori luogo nel repertorio dei Blues Brothers; ancora meglio fa la fenomenale "Revolutionary All American Bands", che in una fase storica che vede la decadenza della missione politica degli hippie californiani contrappone la vitalità di chi ancora canta il sogno del rock'n'roll che può salvare l'America e unire LSD e Dio come il rock unisce il blues dei neri e il country dei bianchi, il tutto sotto il segno della voce fenomenale di Dandy.

"Feet on Earth, Head in Sky" è un'altra traccia fenomenale che suggerisce derivazioni beefheartiane un po' di tutto il complesso, con le tre chitarre (Rick Reynolds, Harvey Jett & Stanley Knight) che si incrociano costantemente lasciando a basso (Pat Daugherty) e batteria (Wayne Evans) il compito di segnare accordi e tempo, un ritornello unusualmente sghembo e scombiccherato, introdotto la seconda volta da un ponte particolarmente lirico. "Fever in my mind", il pezzo più noto dell'album, è anche uno dei suoi hard rock più lineari, esaltato da un ostinato di chitarra memorabile, da un grande, liquido assolo e dalla prova vocale di Mangrum.

Sul lato B da segnarsi almeno il lavoro fenomenale della sezione ritmica su "We live on day to day" e sulla conclusiva "Don't confuse what you don't know": introdotta da un doloroso assolo, accelera sotto il controllo sapiente di Mangrum, che la conduce poi in territori boogie, prima di riconsegnarla nelle mani dei chitarristi della band, per poi esaltarsi in una straordinaria cavalcata finale.

Per tutti gli amanti dell'hard rock americano e del southern rock, "Keep the Faith" è una gemma da scoprire o riscoprire, per la forza delle composizioni e per la strepitosa voce di Jim 'Dandy' Mangrum. Se amate Allman Bros e Lynyrd Skynyrd, questo disco sarà una inestimabile aggiunta ai vostri beniamini.

- Prog Fox

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