venerdì 31 dicembre 2021

Tang Dynasty: "A Dream Return to Tang Dynasty" (1991)

Salutiamo l'anno vecchio con l'ultimo post dedicato agli anniversari celebrati nel 2021: parliamo dei Tang Dynasty, una delle prime e più importanti formazioni di progressive metal cinese, capaci di mescolare prog metal moderno, heavy metal anni 80 e influenzi folk e classiche cinesi. Il disco, pubblicato nel dicembre del 1991 in Cina e un anno dopo internazionalmente, fu un enorme successo di critica e pubblico.



(disco completo: https://tinyurl.com/2xr7ddm4)

Nel 1989 due giovani americani residenti in Cina, il chitarrista di origine cinese Kaiser Kuo e il batterista Andrew Szabo, fondano i Tang Dynasty assieme a due musicisti locali, il chitarrista Ding We e il bassista Zhang Ju. Kaiser Kuo è un chitarrista metal con un amore per il progressive anni settanta - Rush, Genesis & King Crimson. Le proteste di Piazza Tienamen costringono Kuo e Szabo a ritornare negli Stati Uniti, finché Ding e Zhang non trovano due rimpiazzi appropriati, il chitarrista metal Liu Yijun e il batterista Zhao Nian. Il 1° maggio del 1990 partecipano a un concerto per i Giochi Asiatici e il successo è tale che vengono messi sotto contratto dalla Magic Stone Records, divisione cinese della taiwanese Rock Records.

In un paese in cui la musica per i giovani è dominata dal pop di Hong Kong e dai cantanti col timbro della Repubblica Popolare, "A Dream Return to Tang Dynasty" è un successo clamoroso, raddoppiato da una aggressiva campagna di marketing a base di videoclip che li rende fenomeni del genere metal a Hong Kong, Taiwan e Singapore, e vendono bene anche in Giappone. E per non rischiare problemi con le autorità, nelle edizioni internazionali dell'album viene inclusa anche una spettacolare versione metal dell'Internazionale.

Per noi che non sappiamo nulla del rock cinese, l'album è probabilmente uno dei dischi più importanti e uno dei capolavori nazionali, e non solo perché non ne conosciamo altri ma anche perché l'album regge perfettamente il confronto con una marea di album e gruppi hard rock e heavy metal americani ed europei, senza alcun problema.

Uno degli aspetti più peculiari della musica dei Tang Dynasty è, quasi scontato dirlo, l'influenza della musica folk e della musica classica cinese sulle loro composizioni. Sebbene le sonorità, la sezione ritmica e gli assoli dei chitarristi siano radicati profondamente nell'heavy metal anni ottanta, particolarmente nella sua versione glam/street, l'album è chiaramente di matrice prog metal, non solo per i numerosi innesti tratti dalla cultura cinese (evidenti nelle introduzioni, nelle scale delle chitarre, nel canto espressionista di Ding influenzato dallo stile operistico cinese) ma anche per la complessa struttura di molti brani e per l'uso abbondante di tempi dispari. Già dal nome Tang Dynasty emerge la volontà del gruppo di coniugare la cultura cinese con le influenze cosmopolite, dato che, oltre a essere considerato uno dei pinnacoli della storia cinese, il Periodo Tang vedeva la Cina aprerta al mondo, alle influenze internazionali e allo scambio delle idee.

"A Dream Return to Tang Dynasty" si apre con la canzone omonima, uno dei momenti più alti del disco, introdotto da una sezione atmosferica realizzata con strumenti tradizionali che si trasforma poi in un muscolare brano heavy metal moderno e ambizioso, con il canto operistico di Ding in primo piano e ben tre ottimi assoli di Liu. Per gli amanti dell'anime di Ken il Guerriero, la canzone non può che rievocare certe tracce hard rock realizzate dalla Komodo Band per il cartone animato.

L'album si divide fra brani più rock e ballate: fra queste, "The Sun" è uno spettacolare folk metal dal ritornello memorabile, caratterizzata ancora una volta dal canto operistico di Ding; "The Moon Hangs High" è una malinconica ballata semiacustica con flauti tradizionali e basso fretless; "Paradise" è un hard rock melodico da stadio con un inciso suonato all'unisono dai due chitarristi, canzone da accendini e coppie abbracciate sotto il palco.

I brani più rock includono "Choice", che ruba l'attacco nientemeno che ad "Anarchy in the UK" dei Sex Pistols e ospita un breve solo di basso slap di Zhang, prima di chiudersi con un inaspettato excursus melodico; "Nine Rhythm" è una delle canzoni più dure del disco - dopo una introduzione in 13/8, prende il nome dal tempo dispari prevalente nella canzone (9/8), con Ding impegnato in una efficace imitazione di Rob Halford dei Judas Priest e Liu che nella seconda parte della canzone si esibisce in uno dei più devastanti assoli del disco; "飛翔鳥" ha una decisa base hard rock ma si trasforma gradualmente in un brano sempre più onirico, un originale metal psichedelico.

Tra i rocker più lineari abbiamo "世紀末之夢", con l'ennesimo riuscito assolo centrale, dei begli ostinati di batteria e una interessante coda aperta da dei bizzarri effetti sonori, e "Don't Go Hiding", che si fa notare per delle belle modulazioni di chitarra e dei solidi incisi di batteria di Zhao; chiudiamo in bellezza con "Legend", che vede il bassista Zhang alla voce solista e ha uno degli arrangiamenti più brillanti del disco in termini di chitarre e ritmica della batteria, oltre a possedere un ritornello clamoroso.

Con testi epici che si richiamano ai romanzi storici classici e ai film wuxia, e che comprendono anche estratti di poeti della tradizione cinese, l'album incorporò perfettamente ciò che in patria e all'estero si immaginava dovesse essere un classico del rock cinese. L'enorme successo però portò con sé anche problemi: Ding e Zhang svilupparono una altrettanto classica dipendenza dall'eroina, prima che il bassista morisse in un incidente stradale l'11 maggio 1995, pochi giorni prima di compiere 25 anni. L'anno successivo, Liu lascia il gruppo in contrasto con il cantante. Il secondo album dei Tang Dynasty, "Epic", non vedrà la luce che nel 1998.

- Prog Fox

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