martedì 14 dicembre 2021

Giganti: "Terra in Bocca: Poesia di un delitto" (1971)

Veniva dato alle stampe il 14 dicembre di cinquant'anni fa "Terra in Bocca - Poesia di un delitto", terzo ultimo album dei Giganti. Il complesso beat è maturato enormemente e realizza un concept album di sapore progressive, che mescola cantautorato, impegno sociale, folk, prog e armonie vocali tipiche del quartetto in un impasto originalissimo e del tutto unico per l'epoca, anche grazie all'apporto di musicisti di supporto come i chitarristi Marcello Dellacasa e Gigi Rizzi, il bassista Ares Tavolazzi, il tastierista Vince Tempera e il batterista Ellade Bandini. Parlare di mafia nell'Italia del 1971 però non è consentito, il disco viene boicottato e affondato, il gruppo consegnato al dimenticatoio. Da riscoprire assolutamente.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/2p8696fd

Nel settembre del 1968 i Giganti, uno dei quartetti di musica beat più popolari d'Italia, si sciolgono dopo una breve fase di insuccesso. I quattro membri, il tastierista forlivese Checco Marsella, il batterista milanese Enrico Maria Papes e i fratelli di origine siciliana Mino Di Martino e Sergio Di Martino (rispettivamente chitarrista e bassista), tutti eccellenti cantanti cresciuti come turnisti dal vivo e in studio per vari 'urlatori' dei primi anni sessanta, si dedicano ciascuno a interessi solisti.

Nel 1970,

Mino Di Martino e Vince Tempera lavorano alle canzoni di Piero De Rossi, rielaborandole, integrandole e arrangiandole. Il gruppo che lo incide è formato da una sorta di 'doppio quartetto' - i quattro Giganti, infatti, sono raddoppiati da un musicista a testa, tutti con Tempera nella formazione dell'epoca che accompagnava Francesco Guccini: Tempera ovviamente a piano e mellotron, Ares Tavolazzi al basso, Ellade Bandini alla batteria e Gigi Rizzi alle chitarre. Compaiono anche come ospiti il chitarrista Marcello Dellacasa dei Latte & Miele, una delle prime formazioni prog dell'epoca, e i fratelli La Bionda alle chitarre acustiche.

Il disco è destinato a lasciare a bocca aperta sia chi conosce i Giganti solo per "Tema" e "Proposta", sia chi in generale non conosce questa perla di progressive rock italiano, incisa e pubblicata prima di "Storia di un minuto" della Premiata Forneria Marconi e del disco omonimo del Banco del Mutuo Soccorso. Nonostante al centro del discorso stiano le voci dei quattro Giganti, ampio è il risalto per la parte strumentale, che mescola musica popolare italiana, progressive sinfonico (grazie al pianoforte di Tempera e alle tastiere di Tempera e Marsella), influenze morriconiane (imprescindibili nell'Italia dell'epoca e non solo, basti pensare a Fabrizio De André), e le incisive chitarre elettriche di Rizzi e Dellacasa.

Il concept racconta la storia di un omicidio di paese in una Sicilia preda della mafia - sebbene la Sicilia sia menzionata una sola volta in un breve estratto recitato in inglese, sebbene la mafia non sia nominata affatto. Un uomo sta lottando da anni nel tentativo di trovare una fonte d'acqua per il paese, lottando contro le promesse dei politici che non hanno intenzione di realizzare un pozzo pubblico perché le due famiglie mafiose che lottano per il predominio nella zona guadagnano dal racket dell'acqua privata. La mafia per fermarlo gli fa uccidere il figlio sedicenne, e il padre si vendica uccidendo coloro che ritiene i suoi assassini. L'aspetto migliore di questo disco è che si tratta di un concept davvero riuscito anche sul lato lirico, dato che la storia viene raccontata chiaramente, con poesia e naturalezza, al contrario di tanti dischi prog la cui storia è confusa se non incomprensibile.

Molti sono i passaggi illuminanti del disco, che si basa in larga parte su un certo numero di temi che, come per musical e concept, ritornano incastrandosi e riproponendosi in forme nuove, talvolta inframezzatti da brillanti sezioni strumentali ("Largo iniziale", "Tanto va la gatta al lardo"). Tra i tanti momenti, impressionante per riuscita fusione fra liriche e musica, segnaliamo il tema "Avanti", incalzante e rabbioso, talmente rabbioso da far stringere i pugni e riempire gli occhi di lacrime dall'odio per organizzazioni e omertà (questa sì, menzionata esplicitamente) che hanno devastato il nostro paese per decenni e decenni: "Lunedì sparatoria nel mercato del pesce, martedì col tritolo fan saltare una casa, mercoledì in campagna hanno ucciso un pastore, giovedì han gettato l'autobotte dal molo, venerdì han trovato la cisterna inquinata, poi di sabato tutto il paese è rimasto senz'acqua... Ma di domenica tutti alla piazza a festeggiare il santo del giorno, tutti salutano, tutto normale".

Come poteva un disco del genere essere tollerato dalla RAI e dall'Italia democristiana di cinquant'anni fa? E infatti non fu tollerato. Il disco fu immediatamente ostracizzato dalle radio e il complesso fu ostracizzato altrettanto, al punto che non ebbe alcuna scelta se non sciogliersi definitivamente nel 1972. Il disco vende solo 5'000 copie e non viene ristampato in cd fino al 1989 (ne esistono due versioni basate su due missaggi differenti, con una differente selezione di arrangiamenti strumentali e voci), per poi essere ripresentato con giusto orgoglio dal gruppo in occasionali reunion a partire dal 1993. In conclusione, vale anche la pena menzionare il fatto che "Terra in Bocca" è il primo disco curato da Gianni Sassi, il grafico della Cramps Records che avrebbe lavorato a tutti i dischi degli Area, ai primi album di Eugenio Finardi e Alberto Camerini, e molti altri.

"Terra in Bocca" è il capolavoro di una carriera per questi quattro ragazzi, all'epoca neppure trentenni e già destinati all'oblio per avere osato realizzare forse il primo disco del rock italiano a parlare di mafia, quantomeno nel formato del concept album. Chiunque abbia provato stupore e meraviglia per dischi come "Un biglietto del tram" degli Stormy Six o per i dischi di combat folk della Gang o degli Yo Yo Mundi sappia che quel mondo di rock, parallelo e alternativo al cantautorato più classico e individualista ha origine qui.

- Prog Fox

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