L'8 novembre del 1971 viene pubblicato il quarto album dei Led Zeppelin. Privo di titolo, diverrà noto come "Led Zeppelin IV" o "ZOSO" dal nome di uno dei simboli esoterici presenti sulla copertina. Il disco è uno dei massimi capolavori dell'hard rock e presenta una serie di classici immortali tra i quali spicca, naturalmente, "Stairway to Heaven", una delle più grandi canzoni rock di tutti i tempi e modello quintessenziale di ogni ballata heavy metal successiva.
(disco completo qui: https://tinyurl.com/zxdxn68)
Dopo la non perfetta riuscita del loro terzo album, ancora una volta chiamato semplicemente "Led Zeppelin III", a livello di pubblico, di critica e forse anche di parametri oggettivi, i Led Zeppelin non hanno intenzione di fare passi indietro o di rinnegare l'evoluzione stilistica compiuta introducendo forti elementi folk ed etnici nel loro suono.
Per scrivere, arrangiare e incidere il loro quarto album, Jimmy Page (chitarre), Robert Plant (voce), John Bonham (batteria) e John Paul Jones (basso, tastiere), dopo qualche esperimento decidono di ritirarsi nella residenza di campagna chiamata Headley Grange assieme al tecnico del suono Andy Johns e a Ian Stewart, il pianista, tour manager e membro occulto dei Rolling Stones, che hanno prestato agli Zeppelin il loro studio di registrazione mobile. Nell'atmosfera rilassata della villa storica, lontani dalle distrazioni causate da pub o altre attività, i quattro lavorano sia a una serie di canzoni composte in precedenza da Page e Plant, sia a nuovi brani, ricavati da jam e improvvisazioni che a volte comprendono anche il brillante pianista.
Indispettito dalle critiche, il gruppo decide di non mettere il proprio nome sulla copertina, e le firme dei membri sono sostituite da quattro simboli - Page sceglie un disegno esoterico risalente al 1557 e riferito al pianeta Saturno che assomiglia alla firma "Zoso", uno dei nomi con cui sarà famoso l'album. Plant disegna una piuma avvolta da un circolo, ispirata alle leggende sulla civiltà perduta di Mu; Jones e Bonham scelgono dal "Libro dei Segni" del tipografo tedesco Rudolf Koch rispettivamente un cerchio che interseca una triade di pesci e tre anelli borromei chiusi su se stessi. La copertina iconica del quadro di un vecchio che raccoglie legname sullo sfondo di una città, quadro a sua volta appeso sulle pareti di una casa in rovina, i quattro simboli, la mancanza di nome e titolo, contribuiscono tutti all'alone leggendario dell'album.
Il quarto album dei Led Zeppelin riesce in una impresa titanica, ovvero quella di preservare e presentare ogni elemento dei loro tre album precedenti - il blues rock al calor bianco del primo, l'hard rock ottuso del secondo e il folk acido del terzo - e ad aggiungere un livello ulteriore, quello della ballata heavy metal "Stairway to Heaven". Questo stile di brano in crescendo, introdotto da una parte acustica e concluso da un assolo incendiario, semplicemente non esisteva prima dell'8 novembre del 1971, e sarebbe diventato una delle formule più celebri e riuscite di tutto il rock, in particolare all'interno del metal.
Se vogliamo confrontare l'album con i precedenti del gruppo, "The Battle of Evermore" e "Going to California" sono due capolavori folk che dimostrano la loro superiorità rispetto a buona parte di "Led Zeppelin III", mentre "Rock and Roll" e "When the Levee Breaks" se la cavano contro i loro omologhi del primo disco come "Communication Breakdown" e "How many more times". "Black Dog", d'altro canto, regge a sua volta l'urto dei pezzi più travolgenti del secondo disco. "Misty Mountain Hop" e "Four Sticks", infine, vedono il gruppo desideroso di sperimentare con formule differenti, e sebbene si tratti dei pezzi minori del disco, essi mostrano la strada verso capolavori come "No Quarter" del successivo "Houses of the Holy" (1972).
Il disco parte calcando sulle coordinate hard rock del gruppo: si apre infatti con la splendida "Black Dog", call-and-response ispirato dal gospel, radicato in una melodia blues, ma arrangiato da Jones secondo una figura complessa, risolta da Bonham con un poliritmo (batteria in 4/4 su una melodia in 5/4), e prosegue con "Rock and Roll", un nome che è tutto un programma, favoloso hard boogie pianistico a cui partecipa Ian Stewart. Il memorabile riff di batteria che apre il pezzo è ispirato da "Keep A-Knockin" di Little Richard, mentre Page suona emulando Chuck Berry: gli Zeppelin non dimenticano mai di tributare onori ai padri fondatori (qualcuno ha detto rubare - ai posteri l'ardua sentenza).
Il gruppo non ha intenzione di dimenticare ciò che ha appreso durante la lavorazione del terzo album: "The Battle of Evermore", composta da Page al mandolino, ospita un fantastico duetto tra Plant e la cantante folk Sandy Denny, ringraziata dal gruppo con un simbolo proprio sul disco (tre triangoli rovesciati). Ancora, le influenze folk saranno determinanti per il brano che chiude la prima facciata, il brano simbolo del gruppo, il brano simbolo dell'heavy metal - "Stairway to Heaven".
Introdotta da una melodia di flauti dolci suonati da Jones su un indimenticabile, immortale giro di chitarra acustica - le cui prime note sono probabilmente rubate a "Taurus", un brevissimo interludio di chitarra sul primo album degli americani Spirit - "Stairway to Heaven" si apre come una delicata ballata folk, dal testo impenetrabile come nei migliori momenti esoterici di Plant. Il crescendo celestiale alterna arpeggio e strimpellata finché non entra, con un inserimento memorabile, la batteria di Bonham, che accompagna il disco verso un'ulteriore alzata di tono, che trasforma il brano da semiacustico a hard rock bruciante, e apre la strada all'assolo di Jimmy Page.
L'assolo centrale di "Stairway to Heaven", oltre a essere coperto da una delle figure ritmiche più violente ed esaltanti di John Bonham, è giustamente entrato nella storia ed è sempre presente nelle classifiche dei migliori assoli di tutti i tempi. Per l'occasione Page usa una Fender Telecaster regalatagli dall'amico Jeff Beck, anche se dal vivo, per poter variare più agevolmente fra le diverse sezioni della canzone, il chitarrista userà una Gibson doppio manico rossa, come da iconografia classica. Il finale di Robert Plant completa la cristallizzazione della ballata heavy con le urla sgolate del cantante, impegnato nel suo registro più alto e violento.
Sul lato B, "Misty Mountain Hop" è un discreto rock sui tempi medi costruito sulle tastiere di Jones, mentre "Four Sticks", altro brano dalle influenze etniche, presenti soprattutto nei brillanti interludi strumentali, prende il nome dalle quattro diverse bacchette usate da Bonham per incidere la complessa ritmica del pezzo, che alterna 5/8 e 6/8.
Il meglio del secondo lato è però rappresentato dal folk romantico e nostalgico di "Going to California", ispirato dai gruppi americani della West Coast e dei loro omologhi come Joni Mitchell, l'artista che avevano in mente Page & Plant scrivendola, e dalla conclusiva "When the Levee Breaks", arrangiamento pachidermico del pezzo blues di Memphis Minnie Douglas che lo trasforma in un capolavoro di hard rock, tra le urla di Plant, la slide di Page e la ritmica poderosa di Jones & Bonham.
Chiamatelo come volete, ma il quarto album dei Led Zeppelin è l'ennesima dimostrazione che stiamo parlando del gruppo hard rock/heavy metal con la più lunga e consistente sequenza di album e canzoni di assoluto livello. I sei album che vanno dall'esordio a "Physical Graffiti" del 1974 sono infatti tutti potenziali dischi da isola deserta. "Led Zeppelin IV" risulta se non il più innovativo quello più vario del gruppo fino ad allora - e in più ha "Stairway to Heaven". Non vi biasimiamo se lo considererete il più grande album di hard rock di sempre.
- Prog Fox
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