Esce il 12 novembre di cinquant'anni fa "Nursery Cryme", capolavoro e terzo album dei Genesis, un disco fondante del rock progressivo inglese. Dopo il buonissimo "Trespass", il chitarrista Steve Hackett e il batterista Phil Collins subentrano al posto di Anthony Phillips e John Mayhew e nasce la formazione storica, quella dei capolavori dell'era classica del prog britannico. "Nursery Cryme" è il primo di questi album fondamentali della musica rock degli anni settanta.
(disco completo qui: )
Dopo la pubblicazione di "Trespass" nel giugno del 1970, il chitarrista dei Genesis Anthony Phillips lascia il gruppo, a causa dello stress causato dai numerosi concerti dal vivo a cui la band doveva sottoporsi per promuovere il proprio materiale e guadagnarsi da vivere. Alcuni mesi dopo, John Mayhew, buon musicista ma poco convinto delle proprie potenzialità come batterista professionista, decide di chiudere la propria esperienza e viene sostituito da Phil Collins, proveniente dai Flaming Youth e anche in grado di fornire una notevole seconda voce. Il gruppo fatica per mesi a trovare un nuovo chitarrista, lavorando a lungo come quartetto senza una chitarra solista.
Per un breve periodo tra ottobre e gennaio il gruppo recluta come sostituto temporaneo Mick Barnard, per poi assumere a tempo pieno Steve Hackett. Nasce così la formazione classica del gruppo, che oltre a Collins e Hackett comprende i tre membri fondatori Tony Banks (tastiere), Mike Rutherford (basso) e Peter Gabriel (voce, flauto traverso). A luglio, dopo alcuni mesi di concerti, il gruppo si ritira in campagna per scrivere il disco, partendo da alcune idee già proposte con Phillips e Mayhew. Hackett suggerisce a Banks di acquistare un mellotron, strumento simbolo del progressive di quegli anni. Ad agosto, il gruppo incide il nuovo album, "Nursery Cryme", nei Trident Studios di Londra. La copertina sarà curata dal superbo Paul Whitehead, autore di molte copertine di Genesis, Van der Graaf Generator e Orme.
"Nursery Cryme" si apre con una delle canzoni più belle di tutto il progressive rock di sempre: i dieci minuti di "The Musical Box", storia surreale costruita su un tappeto meraviglioso di tastiere, illuminato da un incredibile assolo di Hackett, protagonista lungo tutto il corso della canzone, e concluso da un Gabriel in stato di grazia ('why don't you touch me? touch me now now now now now'). La surreale storia, ambientata nell'Inghilterra vittoriana, della piccola Cynthia che durante una partita di croquet decapita accidentalmente l'amichetto Henry e viene perseguitata dal suo spirito rifugiatosi in un carillon, vede gli strumentisti brillare in un brano denso di suggestioni musicali: dalle chitarre a dodici corde suonate da Banks e Rutherford alla vasta gamma di sonorità ritmiche e soliste estratte da Hackett dalla sua chitarra elettrica, tra le quali uno dei primi esempi nella musica rock dell'innovativa tecnica del tapping; dalle parti più hard rock a quelle più delicate ed eteree, fino al magistrale finale condotto dall'organo hammond di Banks.
Il resto del disco è diviso in tre coppie di brani: due brevi perle semiacustiche, dolcissime, "For absent friends", cantata da Collins, con la chitarra di Hackett in primo piano, e "Harlequin", sviluppata da una sovraincisione di due dodici corde da parte di Rutherford. La coppia "Seven Stones"-"Harold the Barrel" (duetto fra le voci di Gabriel e Collins) è quella dei brani di lunghezza moderata, il primo dei quali un classico brano di prog romantico/sinfonico sui tempi medi, verbosamente costruito da Gabriel su un interessante tappeto di tastiere, e dotto di un breve, garbato assolo di flauto traverso; mentre l'altro, come praticamente sempre nei dualismi che caratterizzano il disco, si dedica a un rock più grintoso e aggressivo, dai toni sarcastici, sostenuto dal piano barrelhouse di Banks e da una scatenata ritmica di Collins.
Altri due brani si caratterizzano infine per un progressive romantico di grande spessore: entrambi lunghi otto minuti, "The Return of the Giant Hogweed" è più aggressivo e pindarico, solcando mari simili a quelli attraversati nello stesso periodo dai Gentle Giant di "Acquiring the Taste"; decorato da uno dei grandi affreschi pianistici di Banks, sul quale Hackett e Banks stessi impostano poi un crescendo furioso, trova il climax, come spesso nei migliori brani del gruppo, nella voce di Peter Gabriel; mentre "The Fountain of Salmacis" è più poetico e drammatico, rivisitazione straordinaria del mito greco di Ermafrodito che chiude il disco intensamente come era iniziato, con un indimenticabile riff di tastiera, fondo di mellotron e assolo melodico di Hackett.
Disco meraviglioso e fondamentale nella creazione di un corpus discografico di altissimo livello nel progressive rock, "Nursery Cryme", come i tre ellepì successivi, può essere facilmente scelto come il vertice assoluto della produzione dei Genesis - se non del prog dei primi anni settanta tutto.
- Prog Fox
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