Viene inciso nel novembre del 1971 "Let's make up and be friendly", quinto e ultimo album della Bonzo Dog Band (almeno fino alla riunione del 2007). Si tratta della degna conclusione di una straordinaria carriera di un gruppo ancora capace di regalare gag musicali e canzoni memorabili in un ultimo canto del cigno.
(disco con tracce extra: https://tinyurl.com/467s5jyu)
Nel marzo del 1970, la Bonzo Dog Band, dopo anni passati a mettersi in mostra come la migliore band comica del Regno Unito, termina il suo ultimo tour e si scioglie, frustrata dalle vendite insoddisfacenti del loro ultimo album "Keynsham" e dalle pressioni della casa discografica. I Bonzo però non lasciano l'attività musicale e continuano a collaborare in varie configurazioni pubblicando singoli e organizzando concerti con i nomi più bizzarri (Grimms, Freaks, The World, Topo D Bil e così via).
Nel 1971, però, la United Artists acquista la loro casa discografica Libery Records, scopre che il contratto del gruppo prevede la consegna di un ulteriori disco di materiali inediti e impone loro di riunirsi e tornare in studio nel novembre del 1971 per registrare un nuovo album. Le incisioni sono condotte da Neil Innes (voce, chitarra, piano) e Vivian Stanshall (voce), due membri fondatori e principali autori del gruppo, e dal bassista Dennis Cowan (con loro dal 1968). A loro si aggiunge una formazione di accompagnamento che comprende i chitarristi Andy Roberts e Andrew 'Bubs' White, il batterista Hughie Flint (ex-Manfred Mann e all'epoca McGuinness Flint), il bassista Dave Richards e il sax di Dick Parry, futuro collaboratore dei Pink Floyd. Si fanno vedere anche gli ex membri Roger Ruskin Spear e Larry Smith in un paio di brani firmati da loro, uno dei quali scritto assieme a Tony Kaye, ex-tastierista degli Yes.
"Let's make up and be friendly" è chiaramente un prodotto estemporaneo, non il frutto di un processo di elaborazione collettivo, e soffre un po' della sua natura anarchica e raffazzonata, persino per gli standard caotici del gruppo. Ciò nonostante, è ancora una volta un prodotto estremamente godibile, che presenta almeno un paio di gag riuscite e diversi di brani di livello.
Vivian Stanshall contribuisce i brani più strettamente parodistici: "The Strain", canzone dedicata alla costipazione dall'umorismo scontato, che al massimo farà sorridere; "Bad Blood", che motteggia la canzone country & western; ma soprattutto "Rawlinson End", brano parlato musicato da Innes nel quale Stanshall introduce la surreale figura di Sir Henry Rawlinson, parodia di un aristocratico ed esploratore britannico dell'età coloniale che diverrà protagonista di una serie radiofonica, due album e un film.
Innes scrive il breve strumentale per pianoforte "Turkeys", "King of Scurf", e l'eccellente "Fresh Wound", un altro dei brani semiseri del gruppo, canzone dedicata ai problemi interni al gruppo camuffata da agrodolce canzone d'amore, esaltata da una grande prova vocale di Innes, che si esprime qui anche alla chitarra solista.
Tra gli altri pezzi, "Straight from my heart" è la stupefacente parodia di una canzone d'amore alla Elvis Presley, che mostra la genialità melodica dei Bonzo nell'inventare e poi distruggere un ritornello da alta classifica, colorato da un solo magistrale di Parry; "Waiting for the Wardrobe" è il pretesto per l'improvvisazione anarchica di Roger Ruskin Spear; l'ottima "Rusty" vede Larry Smith impegnato in una appassionata orazione per riconquistare il compagno Rusty che lo ha lasciato (presumibilmente con riferimenti a noi incomprensibili alla scena omosessuale di quegli anni), il tutto su un creativo sottofondo di lento blues rock dai toni soul, concluso poi da una assurda fanfara r&b; "Don't get me wrong" vede il gruppo ancora una volta capace di mescolare in modo straordiariamente efficace soul/gospel, psichedelia elettrica e parodia.
Il disco e la carriera dei Bonzo vengono appropriatamente conclusi da un momento zappiano, "Slush", due minuti di musica per pianoforte, organo, violino e risata, una risata che rimane alla fine sospesa nel nulla come a sottolineare l'unica cosa significativa che deve restare della fantastica esperienza del gruppo. Per gli amanti del cane dadaista Bonzo, ritratto in copertina mentre 'si fa il make up' come da titolo ('make up' significa anche 'fare pace', indicando la 'reunion' del gruppo), questo LP rappresenta la degna conclusione di una grande carriera collettiva. I singoli membri, spesso lavorando ancora fra loro, continueranno a lungo a regalarci perle.
- Prog Fox
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