giovedì 14 ottobre 2021

Sieges Even: "A Sense of Change" (1991)

Vengono completate nell'ottobre di trent'anni fa le registrazioni di "A Sense of Change", album dei prog metaller tedeschi Sieges Even, uno dei gruppi più originali del genere, grazie all'approccio ritmico inusuale e frammentato e all'ampio uso di strumenti acustici.



(disco completo: https://tinyurl.com/nybawns7

È passato appena un anno rispetto al precedente "Steps", ma i Sieges Even entrano in studio ad agosto del 1991 per incidere il suo successore "A Sense of Change". Salutato il cantante Franz Herde, per il terzo album in studio il gruppo si rivolge a Jogi Kaiser, che appare immediatamente più adatto alle nuove sonorità perseguite dal gruppo prog metal tedesco.

"Steps" vedeva una formazione per metà Gentle Giant secondo periodo e per metà Voivod, protagonista di una musica spigolosa, fatta di continui cambi di tempo e di direzione e accompagnata solo minimalmente da una qualità melodica, in cui emergeva la quasi totale assenza di suoni distorti, cosa che però non rendeva necessariamente la musica più fruibile. Un tipo di musica complesso e interessante ma forse un poco sterile.

"A Sense of Change" cambia le cose. Che Kaiser sia un cantante molto più morbido e accessibile di Herze o che siano le scelte dei tre musicisti - Markus Steffen alle chitarre e i fratelli Holzwarth alla sezione ritmica - Alex alla batteria e Oliver al basso - a essere cambiate, il disco vede il gruppo scegliere un approccio molto più melodico e a tratti epico, senza rinunciare in alcun modo alla complessità delle ritmiche, sempre molto articolate e caratterizzata da numerosi cambi di tempo e di velocità, né all'enfasi su suoni puliti di chitarra elettrica, quando non proprio su chitarre acustiche, complementati occasionalmente da un quartetto di archi e dalle discrete tastiere del produttore Charlie Bauerfeind.

Dopo un breve preludio che cita Albert Camus, il disco si lancia in una serie di canzoni di prog metal il cui virtuosismo e le cui parti ostiche non sono rappresentate da distorsioni selvagge e metal estremo (Voivod, Neurosis, Meshuggah), o assoli interminabili con batteria di stile thrash (Dream Theater), bensì dalla ritmica invadente e proteiforme dei fratelli Holzwarth, con basso e batteria in primissimo piano ("The Waking Hours"). Steffen, chitarrista preparatissimo che nell'approccio all'arrangiamento ricorda per certi versi Alex Lifeson dei Rush, si tiene solitamente in secondo piano sia nel missaggio sia nello svolgimento dei brani, intervenendo occasionalmente con assoli tanto improvvisi quanto superbi, che sembrano emergere come uno squarcio nelle nubi e poi svaniscono immediatamente ("Behind closed doors", in cui gli squarci melodici della chitarra seguono quelli, altrettanto luminosi, delle melodie vocali di Kaiser).

Culmine e centro emotivo del disco è comunque "Change of Seasons", una delle ballate più belle degli anni novanta - e una delle meno note. Canzone scritta dal solo Steffen per voce solista, chitarra acustica e quartetto d'archi, è una delicata poesia sullo scorrere del tempo che vede una delle più intense interpretazioni vocali di Kaiser ('We did cling to longing hopes and expectations. Now the relics resound from shadows of reminiscense, it seems. Tired and weary, dusk grips our hearts as we attempt to renew the bond with ages gone by...').

Fra i brani più tipici dello stile del gruppo, il capolavoro è invece "Epigram for the Last Straw", in cui le caratteristiche migliori del gruppo incontrano anche una favorevole vena melodica: un delicato arpeggio ci porta in un viaggio di sette minuti che passa da un tempo moderato a un andante cantato e poi via via, lungo continue, ondivaghe accelerazioni e pause, a un crescendo epico dalla sublime linea vocale. Il disco si conclude ancora con una nota elevata con "These Empty Places", che vede Steffen assumere un ruolo maggiormente da protagonista, sia attraverso furiose schitarrate che attraverso arpeggi elettrici ancora una volta reminiscenze dei Rush.

Senza cedimenti commerciali, nonostante il valore elevato dell'album, i Sieges Even rimangono un gruppo di nicchia e, di fatto, una realtà part-time. Alex Holzwarth lavora con Angra e Rhapsody, mentre il fratello Oliver con i Blind Guardian, cosicché Jogi Kaiser lascia il mondo del rock (apparentemente per una carriera nel teatro) e Markus Steffen si dedica alla chitarra classica. I due fratelli riutilizzeranno il nome Sieges Even a partire dal 1995.

- Prog Fox

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