Il 15 ottobre 2021 vede la luce "Imaginos II: Bombs over Germany (minus zero and counting)", album solista di Albert Bouchard che fa parte della trilogia di Imaginos, un gargantuesco progetto basato su una serie di poemi e idee del primo produttore e manager dei Blue Oyster Cult, Sandy Pearlman, già durante gli anni sessanta e divenuto un controverso album singolo del Culto nel 1988. Bouchard, batterista del gruppo dal 1971 al 1981, ha ripreso alcuni brani storici del complesso scritti con Pearlman assieme a nuove composizioni e ha realizzato già due dischi, di cui questo, il secondo, è al momento il più interessante. Partecipano numerosi amici e colleghi, tra cui i membri originali Joe Bouchard, Eric Bloom & Donald Roeser.
(disco completo --> https://tinyurl.com/yc89bt53)
Albert Bouchard non è un nome che colpisca l'immaginario degli amanti del rock, sebbene qualcuno possa grattarsi il mento nel chiedersi dove lo si sia sentito prima. E se vi dicessimo che si tratta del batterista originale dei Blue Oyster Cult, coi quali ha realizzato dieci album dal 1971 al 1981? Ebbene, Albert Bouchard non solo è tutto questo, ma è anche un musicista e un autore prolifico e apparentemente instancabile, che in questi ultimi anni ha ritrovato un piccolo pubblico di culto grazie al web, alle sue trasmissioni in webradio e alle sue numerose collaborazioni con vecchi leoni della New York musicale degli anni settanta.
"Bombs over Germany" è il secondo capitolo della trilogia di Imaginos, che Albert sta realizzando a partire da una vecchissima idea di Sandy Pearlman, manager dei Blue Oyster Cult e autore di molti dei testi dei loro primi dischi. La saga di Imaginos è una storia lovecraftiana ideata da Pearlman come retroterra per molte delle canzoni scritte con i Blue Oyster Cult, che vede Desdenova/Imaginos come una sorta di servitore umano di entità stellari provenienti da Plutone che ricordano molto i Grandi Antichi e i Funghi di Yuggoth (Plutone appunto) della mitologia di Howard Phillips Lovecraft.
Nella carriera dei Blue Oyster Cult, molti sono i riferimenti a questo mythos orrorifico di Pearlman, ma solo nel 1988 viene pubblicato "Imaginos", album della formazione nel quale viene tratteggiata la prima parte della storia, che raccoglie alcuni brani classici del gruppo ad affiancare gli inediti concepiti da Albert Bouchard dopo essere stato espulso dal gruppo nel 1981. Riconciliatosi con i compagni, presenta loro il progetto già mezzo finito ma rifiutato dalla casa discografica. Il disco diventa un flop di critica e pubblico, salvo essere col tempo riscoperto per diventare un disco di culto, sia per l'album che per il bootleg del demo tape di Bouchard e per le indiscrezioni sulle altre canzoni pensate o rielaborate per espandere il progetto in un mostro da due o tre album.
Il flop del disco e le promesse non mantenute dalla casa discografica aprono una frattura lunga anni fra Pearlman e Albert Bouchard. Ma dopo che i Blue Oyster Cult non hanno più inciso un album dal 2001, e che il tastierista originale Allen Lanier è morto nel 2013, la saggezza della vecchiaia ha la meglio e Albert Bouchard si riconcilia con Pearlman e nel 2016 gli promette, sul letto di morte del produttore e manager, che completerà il lavoro iniziato tanti anni prima.
Giungiamo così all'epoca del covid: Albert Bouchard è tornato in ottimi rapporti con i vecchi compagni superstiti (i cantanti e chitarristi Eric Bloom e Buck Dharma alias Donald Roeser) e con il nuovo membro del Culto Richie Castellano (chitarra), tanto da partecipare al loro nuovo disco del 2020, "The Symbol Remains"; col fratello Joe Bouchard, bassista, tastierista e trombettista, ha realizzato numerosi lavori nel corso degli anni; inoltre è stato con lo scrittore di fantasy e fantascienza Michael Moorcock e il tastierista Don Falcone la mente dietro alla trilogia delle Dancers at the End of Time, che hanno fruttato il piccolo capolavoro "An Alien Heat", il discreto "The Hollow Lands" e che prevede la realizzazione del capitolo finale "The End of All Songs". In tutti questi ha coinvolto i sopracitati cultisti.
Prende così forma finalmente la trilogia di Imaginos: il primo album è una reincisione del primo Imaginos compiuta in gran parte da Bouchard da solo, in forma semiacustica. Serve più che altro a riconnettere i fili del passato e a costruire una base per un lavoro filologicamente corretto (non come il primo "Imaginos" macellato dalla casa discografica), ma anche per questo non appare entusiasmante - si tratta di brani tutti noti e anche se piacevole rimarrebbe in questa forma solo una curiosità. Per fortuna quest'anno esce anche "Bombs over Germany", secondo album del progetto che vede Bouchard non solo riarrangiare nove vecchi pezzi del Culto in formato hard rock moderno, ma anche aggiungere quattro inediti e una rielaborazione di un vecchio brano dell'album "Bambo" di David Roter, su cui aveva suonato il batterista.
"Bombs over Germany" funziona egregiamente, dimostrando ancora una volta le capacità ormai indubitabili di Albert Bouchard come autore, musicista e arrangiatore di hard rock di classe. È vero, diversi sono i pezzi noti, ma la cosa più positiva è che sono i pezzi nuovi a essere i più riusciti. Con il bassista David Hirschberg e il fratello Joe Bouchard (qui a tastiere e tromba) al suo fianco, Bouchard si fa anche accompagnare da alcuni grandi nomi dell'underground newyorchese degli anni settanta, da Ross the Boss (chitarrista di Dictators e Manowar) ai cultisti Bloom, Roeser e Castellano, per finire con il sopracitato Don Falcone, e il chitarrista/violinista Jack Rigg.
Il disco si apre con la strepitosa "When war comes", forse la canzone migliore dell'album. Altro piccolo capolavoro è "Il Duce", scritta da David Roter e Jack Rigg nel 1987 per l'album "Bambo", sul quale suonò Albert Bouchard stesso, canzone che ironizza su un Mussolini che non è più lo stesso da quando è stato lasciato da una qualche amante; una breve introduzione ricollega "Il Duce" al tema principale, quello che vede la saga di Imaginos dipanarsi nello scenario di due guerre mondiali e dei turbolenti anni venti e trenta del secolo scorso.
Dei brani rielaborati, possiamo fare due categorie: quelli che vengono dai dischi migliori del gruppo, e quelli che vengono dagli album successivi della lenta decadenza. I primi sono ben eseguiti e ben rielaborati, ma impallidiscono chiaramente al confronto con gli originali, mentre per gli altri il discorso è opposto: liberati dalle esigenze di produzione commerciali imposte al gruppo negli anni ottanta, canzoni come "Shadow over California" fioriscono in modo sensazionale, dando buoni motivi per ascoltare il disco anche al più impenitente e maniacale conoscitore del repertorio dei Blue Oyster Cult.
Disco assolutamente consigliato agli amanti del retro rock in stile hard/prog anni settanta, "Bombs over Germany" è un tributo alle capacità di Albert Bouchard, alla visione di Sandy Pearlman, e getta curiosità e speranze anche sul terzo e conclusivo capitolo tanto del lavoro di Bouchard con Falcone e Moorcock quanto del terzo e conclusivo capitolo del suo magnum opus. Non vediamo l'ora di sentirli.
- Prog Fox
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