domenica 31 ottobre 2021

Nick Drake: "Pink Moon" (1971)

Il 30 e il 31 ottobre di cinquant'anni fa veniva inciso "Pink Moon", terzo e ultimo album del cantautore inglese Nick Drake. Piagato dalla depressione, Drake non riesce a raggiungere il successo sperato anche a causa della sua riluttanza a esibirsi dal vivo. "Pink Moon" viene inciso esclusivamente da Drake alla chitarra, al piano e alla voce assieme al tecnico del suono John Wood. Un paio di sedute per un quarto album seguiranno nel 1973 e nel 1974, prima della morte avvenuta per una overdose di psicofarmaci il 25 novembre del 1974 stesso, all'età di 26 anni.



(disco completo: https://tinyurl.com/43u6mfkx

Dopo due album di folk che hanno venduto poche copie nonostante il potenziale elevato riconosciuto in lui da tutto il suo circolo di amici, colleghi e collaboratori, Nick Drake sprofonda sempre più nella depressione.

Il ragazzo è divorato dal risentimento per non essere stato riconosciuto come un artista di valore dal pubblico, e i suoi problemi psichici non lo aiutano a individuarne la causa: non vuole fare concerti, non vuole concedere interviste, non vuole partecipare a programmi radiofonici, per la disperazione della sua casa discografica. No, Nick decide che quello che gli ha rovinato il successo sono gli arrangiamenti troppo ricchi dei due dischi precedenti. Una analisi piuttosto discutibile, se si pensa che pur con la presenza di archi e fiati curati dall'amico Robert Kirby e dall'impiego di musicisti del giro dei Fairport Convention, si trattava sempre di dischi decisamente orientati a un folk minimalista.

A ogni modo, Drake contatta l'amico John Wood, tecnico del suono della Island Records, la casa discografica che ha scritturato Drake e altre personalità del mondo folk quali appunto i Fairport Convention, e in due notti di ottobre registra con lui un nuovo album, che dovrà essere il disco più personale possibile, il disco più nickdrakeiano possibile - solo lui, la sua chitarra, un po' di pianoforte, e la sua voce calda, come di velluto appena graffiato dal suo abuso di marijuana.

In "Pink Moon", Nick Drake mette a nudo la sua anima, ed è un'anima sofferente, che per certi versi ricorda quella di altri affetti da disagio psichico come Syd Barrett, Roky Erickson e Skip Spence. Drake però è un malato di natura diversa: non è uno schizofrenico, un paranoico o un reduce delle droghe psichedeliche (sebbene anche nel suo caso l'LSD possa avere giocato un ruolo nello sviluppo di una tendenza latente), ma una persona gravemente depressa. La sua personalità e la sua musica tendono quindi ad anticipare maggiormente figure degli anni Novanta come un Elliot Smith o un Mark Linkous degli Sparklehorse, piuttosto che un Daniel Johnston.

Il minimalismo deprimente del disco è quasi insostenibile, nonostante duri appena 28 minuti per 11 brevi canzoni. L'amico Wood disse che il disco era della lunghezza appropriata, perché sarebbe stato difficile ascoltare materiale simile più a lungo. Non è solo la scelta degli arrangiamenti scarni, ma anche la ripetitività delle strutture musicali, il tono dimesso della voce, la natura impenetrabile dei testi, dai quali comunque trapela un disagio esistenziale disturbante.

Il disco, però, non è affatto di difficile ascolto o assimilazione, tutt'altro. Così, quando le sue accordature alternative e la sua tecnica alla chitarra acustica riescono a integrarsi con una vena melodica non sempre puntuale, sorgono cose meravigliose come "Things Behind the Sun", una delle canzoni più belle del suo repertorio, "Pink Moon", la traccia di apertura che da il titolo all'album, il minuto della strumentale "Horn".

Il disco naturalmente non vende assolutamente nulla. Nessun concerto, nessuna intervista, Drake sprofonda sempre di più nella malattia. Il 1973 e il 1974 li vive tra casa dei genitori e divani degli amici, nei rari momenti buoni parla di un quarto album con Joe Boyd e John Wood, e lavora anche a un paio di sessioni di registrazione che non portano a gran che. Il 25 novembre, un'overdose di psicofarmaci, non si sa se accidentale o voluta, lo porta nel club maledetto dei morti giovani del rock, preparando la strada alla sua tardiva ascesa agli occhi del pubblico.

- Prog Fox

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