Usciva vent'anni fa oggi "A Fine Day to Exit", album degli inglesi Anathema, gruppo nato nell'ambito del progressive doom metal e indirizzatosi a questo punto ormai decisamente verso una forma di progressive hard rock melodico moderno. Il disco, en passant, è uno dei migliori della loro splendida carriera.
(disco completo qui: https://tinyurl.com/kcwkftn7)
Continuando la sperimentazione col formato della band, i fratelli-chitarristi-cantanti Danny e Vincent Cavanagh e il batterista John Douglas reclutano un tastierista a tempo pieno, Les Smith. Prosegue intanto la collaborazione con la cantante Lee Douglas, che entrerà nel gruppo a tempo pieno solo nel 2010; mentre l'album sarà anche l'ultima apparizione con il gruppo del secondo bassista della formazione, Dave Pybus.
"A fine day to exit", suddiviso abbastanza equamente fra composizioni di Danny, Vincent e John, è il culmine della maturità progressive del gruppo. Non resta quasi nulla dell'antico sound metal, forse appena qualche traccia nel capolavoro di tre minuti "Panic" (vero e proprio attacco di panico in musica composto da John Douglas con Danny Cavanagh e che rappresenta uno dei migliori momenti del disco), nella coda meravigliosa della pinkfloydiana "Leave no trace" (composta da Vincent) o nell'eccellente "Underworld", composta dai fratelli Cavanagh. Questi brani recano con sé ancora il ricordo delle antiche sonorità doom, soprattutto nel modo in cui il senso di epos si traduce in ossessioni ripetitive dal sapore funereo, sebbene le sonorità metal ne siano state espunte per usarne solo lo scheletro per creare una nuova, efficace forma di progressive rock moderno.
Tra gli altri brani, John scrive "Pressure", tempo moderato abbastanza corrivo che non sa replicare la carica emotiva dei suoi predecessori; "Looking outside inside" e "A fine day to exit", molto simili fra loro per struttura, modulate su un inizio letargico e un crescendo deciso, che la seconda persegue in maniera molto più efficace della prima. Danny compone invece "Release"; l'appena discreta "Breaking Down the Barriers", salvata dalla splendida presenza di Lee Douglas, uno dei pezzi più vicini al neo progressive, di chiara matrice pinkfloydiana; e "Temporary Peace", che conclude l'album con una nota elevata, ancora una volta con il contributo all seconda voce di Lee, ancora una volta nella coda, nelle quali evidentemente la maestria del gruppo spesso eccelle.
"A fine day to exit" è un ottimo disco che riesce in una impresa non certo facile, ovvero quella di solcare il mare del neo progressive ispirato ai Pink Floyd e al rock sinfonico senza risultare scontati. Questo appare con ancora maggiore chiarezza laddove le influenze metal dei primi anni degli Anathema riescono a influenzare la forma, quando non la sostanza, delle loro composizioni. Negli altri casi, i risultati non sono purtroppo sempre appaganti.
- Prog Fox
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