venerdì 24 novembre 2017

Noel Gallagher's High Flying Birds: "Who built the moon?" (2017)

Niente da fare, il Britpop non abita più qui. Citofonare Liam per i nostalgici. 




Due anni dopo il precedente "Chasing Yesterday", che innestava vecchie sonorità ripescate dal televoto (vedi alla voce "Revolution Song"), il Nostro stabilisce la nuova direzione della sua poetica, improntata su quello che lui stesso definisce "un vero rock'n'roll, che significa fare quel cazzo che mi va": solita affermazione boriosa, ma che chiude l'esperienza passata in modo netto. E' David Holmes, produttore del disco, la chiave di interpretazione per comprendere il nuovo corso dell'opera: parliamo di un navigato compositore di colonne sonore per film come "Pi il Teorema del Delirio" e "Ocean's Eleven".

Remixing e new groove sono parole chiave da tenere a mente mentre si ascolta "Who Built the Moon?".
Già nel titolo stesso riecheggia una definizione nuova e forse incomprensibile: "cosmic pop". Cosa significhi nessuno lo sa con esattezza, forse neanche Noel. Se ascoltandolo vi viene in mente qualcosa fatemelo sapere. Innegabile la struttura da opera matura che esce dal bozzolo delle fruttuose collaborazioni con il synto-pop inglese, Chemical Bros. in primis.

Alcune canzoni sono godibilissime e trasmettono una buona atmosfera: come la strepitosa "Fort Knox" e il singolo scoppiettante "Holy Mountain". Sono rimasto impressionato dalla nostalgica "The Man Who Built the Moon" e commosso da "Dead in the Water", ingiustamente lasciata come bonus track, in versione live, e con un arrangiamento da rivedere.

Il resto si fa ascoltare, ma devo essere sincero e vi confesso che lo trovo non così incisivo come i precedenti. Di sicuro l'album ha una sua voce e una complessità tale da renderlo una specie di concept album, quasi fosse una colonna sonora di un film sperimentale alla Wim Wenders, con i sui brani di intermezzo e "End Credit".

Non lo boccio, tranquilli (troppo mi lega al ragazzaccio), ma ascoltandolo mi viene da dire "E adesso?", come se aspettassi a brevissimo un nuovo lavoro, per confermare le premesse.


- Agent Smith

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