venerdì 10 novembre 2017

Moody Blues: "Days of future passed" (1967)

Con "Procol Harum" dei Procol Harum e "The Thoughts of Emerlist Davjack", questo album dei Moody Blues, ovvero "Days of future passed", condivide il privilegio di essere parte della trilogia fondante del rock progressivo britannico. Certamente a sublimare il genere penserà "In the court of the Crimson King" nel 1969 (quando già saranno passate la "Bourèe" di Bach riletta dai Jethro Tull, due dischi dei Pink Floyd e la "Valentyne Suite" dei Colosseum, comunque), ma forse il rock progressivo non sarebbe stato quello che è stato senza questi tre album a precederlo.




(l'LP completo si può trovare qui:https://www.youtube.com/watch?v=hyCNjlH-Kv0)

"Days of future passed" rappresenta uno dei primissimi esperimenti di sintesi tra una orchestra sinfonica e una rock band, e da questo punto di vista farà molti proseliti, sebbene forse l'operazione sia più da apprezzare per l'idea che per la realizzazione. Si potrebbe dire che tale problema spesso caratterizza l'opera di chi innova più con la volontà che con il metodo - ammesso che questa frase abbia un senso. Bisogna comunque dare il giusto tributo al compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra Peter Knight, che si occupò in prima persona di realizzare tutti gli intermezzi orchestrali che collegano le canzoni del disco, più gli arrangiamenti che compaiono su "Nights in White Satin".

È proprio "Nights in White Satin", il brano finale del disco, che è passato alla storia. Cantato dal flautista Ray Thomas, divenne un classico dell'era psichedelica e fu anche inciso in italiano dai Nomadi col titolo "Ho difeso il mio amore".

Altri punti alti del disco sono l'aggressiva "Peak Hour", che mescola Beatles, Beach Boys, Kinks e garage rock in modo fresco e stimolante, e "Time To Get Away", un brano malinconico la cui introduzione di chitarra acustica non passerà inosservata a King Crimson ed Emerson, Lake & Palmer.

I Moody Blues erano nati nel 1964 a Birmingham come formazione di british blues e avevano avuto un effimero successo con una classica transizione verso il beat con "Go now", cantata dall'allora chitarrista Denny Laine, e la pubblicazione di un primo LP, "The Magnificent Moodies". Con la partenza di Laine, il gruppo era crollato per poi riformarsi in novembre con una nuova formazione, passare un po' di tempo in Belgio e infine riuscire a ottenere un'ultima chance proprio con questo disco.

"Days of future passed" fu anche fondamentale nella diffusione nei circoli del nascente progressive dell'uso del mellotron (pare che il tastierista Mike Pinder abbia lavorato per la compagnia che sviluppò questa tastiera che permetteva di suonare campionamenti di suoni orchestrali, archi e fiati e cori umani). Si dice anche che fu Pinder a far conoscere il mellotron a Lennon e a i Beatles, che lo usarono su "Strawberry fields forever".

Quale che sia la verità, "Days of future passed" è un disco decisamente buono che rappresenta uno dei punti di svolta dal rock psichedelico inglese al rock progressivo, ed è certamente uno dei migliori dei Moody Blues.

Che il disco fosse buono lo pensavano anche il pubblico britannico e statunitense: "Days of future passed" ebbe sufficiente successo da garantire ai Moody Blues una buona carriera fino al 1973, quando si sciolsero principalmente per lo stress della macchina strangolatrice album-tour-album-tour.

- Prog Fox

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