venerdì 21 aprile 2017

Parov Stelar: "The Burning Spider" (2017)

Parov Stelar, pseudonimo di Marcus Füreder (Linz, 27 novembre 1974), è un disc jockey e musicista austriaco che con "The Burning Spider" compila un'altra opera eclettica, esemplare nello sfruttare le capacità date dall'uso di elettronica, sapienti campionamenti provenienti dallo swing e dal blues e strumenti veri. Principali collaboratori del disco sono il chitarrista Johnny Sommerer, il batterista Willie Larrson Jr., il chitarrista e bassista Michael Wittner e il cantante e autore Lee Anduze.

La struttura del disco è una alternanza di brani del tutto inediti e un mix di campionamenti dai quali traspare l'amore per il primo jazz e il blues (Lightnin Hopkins, Johnny Mercer, Muddy Waters), beat elettronici, chitarre e archi, con l'occasionale contributo di altri strumenti come piano e tromba.

"The Burning Spider" si basa su "Mojo Hand" di Lightnin Hopkins ed è un'ottima introduzione all'atmosfera del disco; "My man", ancora una volta basato su un classico di Lightnin Hopkins, fa ancora meglio. "Soul fever blues", tratta da "I feel like going home" di Muddy Waters, non arriva invece al loro livello; tra i pezzi migliori forse "Mama Talking", che campiona il violinista swing Stuff Smith, "Cuba Libre", che campiona "The weekend of a private secretary" (voce di Mildred Bailey per Johnny Mercer, registrazione originale del 1938), e "Black Coffee", con la registrazione di Wingy Manone del 1935.

Degli inediti, fra i migliori stanno "Everything of my heart", con la chitarra di Johnny Sommerer e la tromba di Jerry Di Monza, la coinvolgente "State of the Union" e la romantica tecnoballata soul "Beauty Mark". "Step Two" (con ospite la moglie Lilja Bloom alla voce) è forse l'unico passo falso dell'album, con un ritornello trascurabile e che suona più datato dei campionamenti degli anni trenta.

La bellezza del disco di Parov Stelar sta nella sua capacità di mescolare vecchio e nuovo in un formato fluido, spaziando dall'electroswing alla dance vera e propria con naturalezza e senza forzature. È un disco che si lascia ascoltare sia come sottofondo di atmosfera, data la sua orecchiabilità e mancanza di pretenziosità, sia come ascolto di piacere, dati i begli arrangiamenti. Naturalmente tutto questo non sarebbe stato altrettanto coinvolgente senza gli originali; ma nell'era dei mashup e in questo genere musicale, lo accettiamo senza storcere il naso.

- Prog Fox

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