giovedì 25 gennaio 2018

Dr John: "Gris Gris" (1968)

Il 22 gennaio si sono festeggiati anche i cinquant'anni di "Gris Gris", l'album di debutto di Dr John, cantante e pianista di New Orleans. Grandioso omaggio psichedelico alla sua terra e al voodoo, è uno dei dischi migliori della lunga carriera di Dr John (vero nome Malcolm John Rebennack).




(il disco completo si può trovare qui:https://www.youtube.com/watch?v=yh_Tx2e9GuM)

Il pianista e cantante Malcolm John Rebennack, classe 1940, di New Orleans, passa buona parte degli anni '50 '60 come sessionman, dopo avere imparato il mestiere da Professor Longhair ed essersi trasferito nel 1965 a Los Angeles dopo una sosta in una prigione texana per spaccio di droga.

A Los Angeles lavora con Harold Battiste, un altro emigrato da New Orleans, dove perfeziona il suo show musicale, basato su una commistione di rock psichedelico, rhythm and blues, New Orleans jazz e voodoo, nel quale assume il ruolo di Doctor John Creaux, un sacerdote voodoo. È su questo spettacolo che si basa il disco d'esordio del musicista, "Gris Gris", che prende il nome da un particolare artefatto magico che protegge dagli spiriti maligni (perdonate al vostro umile recensore eventuali errori nel riportare questioni legate alla spiritualità voodoo).

Per chi dovesse conoscere Dr John dai suoi trascorsi pop e blues/boogie pop degli ottanta e novanta, "Gris Gris" sarà certamente uno shock. Il pianista della Louisiana, infatti, confeziona un album del tutto diverso dai suoi compassati e levigati prodotti recenti, un disco minaccioso, oscuro, notturno e fortemente legato ad elementi folk, blues e primitivisti, come si potrebbe aspettare dal tema trattato.

Il risultato è una suggestiva fusione, anche se l'idea resta forse più affascinante della sua effettiva realizzazione. Se i due brani di apertura, "Gris-Gris Gumbo Ya Ya" e "Danse Kalinda Ba Doom" definiscono il suono d'insieme in maniera eccezionale, le successive "Mama Roux" e "Danse Fambeaux" passano senza risultare particolarmente memorabili.

Il lato B si apre ancora alla grande con l'inquietante, capolavoro tribale "Croker Courtbullion", zeppa di percussioni etniche, voci delle paludi e sopra a tutto il flauto di Lonnie Boulden, e con i due minuti della deliziosa "Jump Sturdy", che suona quasi un divertissement rispetto alla atmosfera tra opprimente e dionisiaca del resto dell'LP.

Il disco si chiude con "I walk on guilded splinters", degna conclusione di un album che, se pur non perfetto, è stata una delle opere migliori e più originali di un grande artista.

- Prog Fox

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