venerdì 1 dicembre 2017

Jimi Hendrix Experience: "Axis: Bold as Love" (1967)

Hendrix e i suoi compari inglesi Mitch Mitchell (batteria) e Noel Redding (basso) sono, nel 1967, in uno stato di forma leggendario. Pubblicato a maggio il primo LP "Are you experienced?", per molti (compreso chi scrive) il più grande disco di rock mai realizzato, la band di quello che per molti (compreso chi scrive) è il più grande chitarrista elettrico del Novecento pubblica un secondo lavoro a dicembre, dopo averci lavorato da maggio e averlo completato a ottobre.



(il disco completo non si trova sul Tubo ma è disponibile per esempio qui:http://www.deezer.com/it/album/454044)

"Axis: Bold as Love" ci mostra Hendrix, Mitchell e Redding intenti ad abbandonare la furia hard rock e le lunghe cavalcate strumentali in favore delle canzoni psichedeliche. È come se il trio avesse deciso di confrontarsi con Beatles, Pink Floyd e Yardbirds invece che coi Cream della prima ora (che avevano comunque surclassato - d'altronde, Hendrix aveva surclassato chiunque fosse venuto prima e sminuito chiunque sarebbe venuto dopo). Certo, noi lo preferiamo all'inverso: più chitarra furiosa e meno canzoni psichedeliche, ma non si può negare che l'ulteriore aggiornamento della sua tecnica, che si espande nelle sonorità aliene della chitarra free-form di "EXP", nel wah-wah di "Up from the skies" e negli arpeggi pazzeschi di "Bold as Love", basta a dare un posto nella storia al disco, quantunque alcuni brani rimangano drammaticamente minori nella produzione del nostro eroe.

Ricorrere a minore violenza permette a Hendrix di fare emergere anche le proprie credenziali jazz e l'influenza di Wes Montgomery, come nella già citata "Up from the skies" o nella ballata vagamente dissonante "Castles Made of Sand"; "Spanish Castle Magic" è violenza controllata, si sente la tensione fra la chitarra che vuole impadronirsi di Jimi e la sua capacità di frenarla e domarla, quasi ammaliandola con la propria voce ora suadente e ora aggressiva; "Little Wing" è una idea melodica incredibile, le prime note commuovono e rivoltano il cuore e lo stomaco da dentro, e il fatto che duri appena due minuti è una grossa delusione (forse per questo non raggiunge a nostro parere i picchi di "The wind cries Mary").

Fra i brani un po' più leggeri e trascurabili stanno i coretti godibili di "Wait until tomorrow", l'uptempo rockeggiante di "Ain't no telling", lo psych rock di "You got me floatin'". Nessuna di queste canzoni è brutta, ma semplicemente avrebbe potuta comporla anche qualsiasi altro buon rocker americano o inglese del tempo - e da Hendrix noi ci aspettiamo di più. Meglio "Little Miss Lover", che ha una chitarra incisiva, o anche "She's so fine" del bassista Redding, un pastiche di sapore totalmente brit, con chiare ispirazioni beatlesiane e forse anche dei primi Pink Floyd, che rappresenta un momento di respiro fra le contorte e convolute partiture di Hendrix.

"If 6 was 9" apre in modo minaccioso, ma sembra un brano nella scia degli altri: impressione immediatamente smentita dalla prima sezione strumentale, con la chitarra di Hendrix e il drumming prodigioso di Mitchell. La canzone è fra le più interessanti e aggressive del disco, col finale da pelle d'oca grazie al solo di flauto di Hendrix stesso, alieno e disturbante. "One rainy wish" ha lo stesso ruolo di "May this be love" nell'album precedente: è una ballata suadente, con accordi inusuali, ma innova rispetto alla canzone citata, tramite l'uso di una sezione centrale capace di legare insieme sia la melodia che l'aggressività di Jimi. Si tratta di un altro dei pezzi maggiori dell'album.

A conclusione dell'LP troviamo "Bold as Love", una delle canzoni più potenti, riuscite e totalizzanti della carriera di Jimi Hendrix: l'uso degli arpeggi e degli accordi deve essere ascoltato per essere creduto, nessuno aveva fatto qualcosa di simile prima di lui con la sei corde e la potenza lirica ed espressiva del brano non può essere minimizzata.

Quindi tre capolavori ("If 6 was 9", "One rainy wish" e "Axis: Bold as Love", non a caso le più lunghe del disco: Jimi ha bisogno di spazio per esprimersi, come sa chi ha ascoltato uno dei suoi concerti), alcune canzoni interessanti (su tutte "Little Wing") e alcune un po' generiche, per un disco eccezionale ma non rivoluzionario, viscerale e fondamentale quanto i suoi fratelli in vinile realizzati dalla Jimi Hendrix Experience (ovvero il precedente "Are you experienced?" e il successivo "Electric Ladyland"). Ma è pur sempre un disco di Hendrix, e tanto dovrebbe bastare. A chiunque.

- Prog Fox

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