lunedì 27 marzo 2017

Stefano Agnini: "Il cerchio medianico" (2017)

Il tastierista Stefano Agnini giunge alla prima opera solista dopo innumerevoli collaborazioni nel mondo del progressive italiano dell'ultimo ventennio con questo "Il cerchio medianico", il cui sottotitolo è "un'opera prop", per sottolineare il carattere progressive-pop del disco.




(l'album completo si può ascoltare qui:https://www.youtube.com/playlist?list=PLxq0NvHXVd_CzmPRgw3XXE5vRLYO9cvKV)

Il tastierista Stefano Agnini giunge alla prima opera solista dopo innumerevoli collaborazioni nel mondo del progressive italiano dell'ultimo ventennio con questo "Il cerchio medianico", il cui sottotitolo è "un'opera prop", per sottolineare il carattere progressive-pop del disco.

Il risultato del lavoro è un'opera rispettabile, il cui problema principale è dato - come, a parere di chi scrive, per gran parte del prog di ispirazione 'classica' dagli anni ottanta a oggi, e non solo in Italia - da arrangiamenti e produzione, sempre precisi, corretti e puliti al punto di togliere nerbo alle composizioni. Si perde poi l'occasione di sfruttare il talento di tanti buoni musicisti, e il tag "pop" pare utilizzato per farci capire che la presenza di soli nel disco sarà ridotta al minimo.

D'altronde, poiché de gustibus disputandum non esse, se vi piacciono Fabio Zuffanti (non a caso un ospite dell'album) e i suoi tanti progetti ispirati principalmente a Genesis, Pink Floyd dell'era classica, primissimi King Crimson e spaghetti prog dei primi settanta, l'album va consigliato; ma così realizzata contro il suo stesso potenziale, diventa musica per nostalgici dei bei tempi andati, con l'aggravante di quei classici suoni della batteria e delle chitarre poco incisivi da tipico neo prog anni novanta.

Ci sono alcuni passaggi melodici di notevole bellezza ma a volte il contesto in cui si incastonano, per i motivi sopracitati, non è a nostro parere sviluppato compiutamente. Spiccano in positivo "Canzone delle colpe" (https://www.youtube.com/watch?v=lVGkbWGrzt0), probabilmente la migliore del disco, e "Canzone delle poche cose" (https://www.youtube.com/watch?v=LHJfcPBxkDU&index=11&list=PLxq0NvHXVd_CzmPRgw3XXE5vRLYO9cvKV), forse non a caso pezzi i cui toni dimessi sono maggiormente appropriati alla musica.

Non vogliamo sembrare troppo critici, ma siamo convinti che Stefano Agnini sia in grado di fare molto meglio di così (e l'ottimo "la Curva di Lesmo", progetto di Agnini e Zuffanti di due anni fa, è lì a dimostrarlo).

- Prog Fox

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