venerdì 24 marzo 2017

Mount Eerie: "A crow looked at me" (2017)

Il 9 luglio 2016, l'illustratrice e musicista canadese Genevieve Castree, moglie del leader dei Mount Eerie Phil Elverum, muore per un tumore al pancreas, diagnosticatole 4 mesi dopo la nascita della loro unica figlia nel 2015. "A crow looked at me" è il frutto dell'esternazione di questo dolore, ed è totalmente avvolto da un senso profondo di rassegnazione e impotenza, prima ancora che dolore.




(l'album completo si può ascoltare qui:https://www.youtube.com/watch?v=tPzkNS4rits o anche qui: http://www.deezer.com/album/15021195)

Phil Elverum è un esponente della scena acustica del nord-ovest americano. Di origine norvegese e residente di Olympia nello stato di Washington, Elverum ha pubblicato numerosi album coi suoi progetti Microphones e Mount Eerie. 

"A crow looked at me" è l'ottavo disco a nome Mount Eerie, e non è un album semplice. È uno degli album più dolorosi e struggenti che siano mai stati incisi, con livelli di depressione e disperazione che superano quelli di "Pink Moon" di Nick Drake e "Oar" di Skip Spence. Canzoni e dischi che affrontano i temi più dolorosi della vita umana sono tante e tanti, ma qui mancano completamente sia la rabbia sia l'elegia: non c'è un senso di ingiustizia o incazzatura, così come non c'è alcun ricordo della gioia passata, alcuna speranza di un aldilà né alcun piacere in ciò che si è costruito insieme. Lo sguardo di Elverum è del tutto apatico e annichilito, al punto che ascoltare il disco e le sue parole, una cronaca giorno per giorno del dolore che prova il cantautore man mano che i giorni e i mesi passano, è straziante.

"A crow looked at me" non è un disco di intrattenimento, ma l'espressione del bisogno di un uomo (peraltro Elverum è stato rovinato economicamente dalle spese per la grave malattia della moglie, anche perché poi è stato a lungo incapace di lavorare), la cui capacità di tradurre questo dolore immenso e insormontabile in parole e musica non può che evocare stupore e meraviglia. E questo nonostante Elverum canti in "Real Death" (https://www.youtube.com/watch?v=zGESP0iePmQ), nelle parole di apertura del disco: "Death is real: someone's there and then they're not and it's not for singing about, it's not for making into art. When real death enters the house poetry is dumb".

La musica è minimalista e chiaramente ha un ruolo del tutto secondario rispetto alle parole. Questo non significa che basterebbe la lettura dei testi per dare un senso al dolore di Elverum: il suo canto dimesso è del tutto necessario a dare comprensione della sua esperienza, perché convoglia tutta la passione e la sofferenza dell'uomo, gli conferisce realtà e lo trasmette all'ascoltatore.

È certamente un disco incredibilmente difficile da ascoltare. Le devastanti parole di "Ravens" (https://www.youtube.com/watch?v=H2R2Ck8qKWM) bastino come ammonimento per chiunque voglia affrontare questo album: "You were probably inside. You were probably aching, wanting not to die, your body transformed. I couldn’t bear to look so I turned my head west like an early death. Now I can only see you on the fridge in lifeless pictures and in every dream I have at night. [...] I watched you die in this room, then I gave your clothes away. I’m sorry. I had to and now I’ll move. I will move with our daughter. We will ride over water with your ghost underneath the boat. What was you is now burnt bones and I cannot be at home. I’m running. Grief flailing."


- Red

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